Apertura su appuntamento

La Galleria Spriano inizia l'attività negli anni 60 sotto lo stimolo del Maestro Mario Tozzi prima e del Maestro Antonio Calderara poi.

Per anni si interessa del M.A.C. (movimento arte concreta), ristampandone anche i famosi bollettini, segue poi le tendenze dell'arte: Astratta Geometrica - Costruttivismo - Spazialismo - Concettuale - Minimalismo e Contemporanei.

                                                                                  NON SI DANNO RISPOSTE SENZA UN PRECISO INDIRIZZO del MITTENTE                           

GALLERIA D'ARTE CONTEMPORANEA

SPRIANO & C. S.a.S.

Via Cattaneo, 16

28887 OMEGNA (VB) ITALY

Tel. e Fax 0323 61805

 

                                                         Edizione: ERIDANUS Oleggio 2004- stampato in 500 copie con contributo REGIONE PIEMONTE

                                                                                            Commento:   Enrico CRISPOLTI-   Enzo DE PAOLI-   Marcella CATTANEO

                                                                      Una riflessione e un saluto come prefazione

Qual è stato, e forse quale tuttora è il ruolo delle Gallerie d’arte come componente di quello che viene definito il "sistema dell’arte" del nostro tempo, e attuale? Appena di recente penetra, il riconoscimento dell’azione culturale di Gallerie d’arte, nel contesto di ricostruzioni storiografiche di situazioni d’ambito circoscritto o anche d’ampia prospettiva.

È chiaro, per esempio, che l’attività molteplice della Galleria Pesaro a Milano negli anni Venti e inizio Trenta ha contato molto quale luogo di confronto di tendenze diverse e persino opposte, fra proposizioni avanzate futuriste (fra poetica "meccanica" e successiva proiezione "cosmica"), e attinenze invece "novecentesche". Come certamente a Milano molto ha contato, è ben noto, la Galleria del Milione non soltanto quale punto di riferimento per il gruppo degli "astrattisti" d’ambito "concretista" che a metà degli anni Trenta vi confluivano (sostenuti in primis da Carlo Belli), ma anche quale luogo di confronto, auspice Edoardo Persico, fra sviluppi del "Novecento" e inquietudini giovanili che vi si opponevano (come i "Quattro di Palermo"), con frequenti assai rilevanti presenze europee (da Kandiskij a Vordemberg-Gildewart, a Seligmann).

É inimmaginabile una configurazione esaustiva della situazione neyorkese sia di formazione che d’affermazione dell’ "action-painting" e dell’ "espressionismo astratto", senza un riferimento ad Art of This Century la galleria di Peggy Guggenheim, a New York, fra anni Quaranta e primi Cinquanta. Come lo sarebbe di momenti cruciali dell’affermazione della "poetica" e della fenomenologia del linguaggio informale a Parigi fra secondi anni Quaranta e primi Cinquanta disconoscendo l’azione propositiva svolta dalla Galerie René Drouin. E gli esempi probanti si potrebbero moltiplicare. Ora, di questa realtà di presenze culturalmente significative e di peso propulsivo si comincia appunto ormai a tenere conto in sede storiografica, anche se una storia del sistema delle gallerie d’arte nel XX secolo, non dico in Europa, ma neppure in Italia, è ancora in realtà da scrivere.

Eppure la Galleria d’arte nella sua capacità propositiva (dall’esposizione alla circolazione di mercato e dunque all’indotto collezionistico, all’eventuale attività di pubblicazioni, da bollettini a cataloghi, a monografie: tipica la ricca attività del Milione già negli anni Trenta ma anche, e in particolare anzi, negli anni Cinquanta-Sessanta), costituisce qualcosa di più che soltanto uno strumento di un’attività di mercato, in quanto, qualora possieda una pronunciata identità di profilo culturale, può costituire un’emittente di mozioni culturali, esprimere o partecipare supportandola, una "poetica", essere luogo di confronto e di maturazione, esercitare azione vicaria rispetto all’eventuale probabile arretratezza d’informazione e d’avanzamento problematico avvertibile nella gestione di istituzioni culturali pubbliche. La Galleria può dunque costituire un luogo primario di formazione culturale, persino di produzione di idee.

Naturalmente la forza di presenza culturale, diciamo la creatività culturale di una Galleria d’arte è proporzionale all’evidenza di una sua identità, giacché la Galleria stessa (come del resto il Museo, ma come anche l’artista o il critico) può riuscire culturalmente creativa soltanto attraverso l’originale identità espressa attraverso la propria attività. Una Galleria che sappia vendere, che sappia cioè fare mercato non è per ciò stesso infatti una Galleria creativa.

Alla capacità di propulsione culturale indubbiamente concorre anche il mercato (di per sé strumento di trasmissione culturale, anche appunto attraverso l’indotto collezionistico, quando non si riduca ad essere attività deviatamente e invasivamente consumistica), e tuttavia non basta una fortuna di mercato, o una fiorente attività mercantile, per costituire evento culturalmente produttivo. Ciò che fa la consistenza dell’apporto culturale del lavoro di una Galleria d’arte è sostanzialmente l’originalità e dunque l’autonomia delle proposte di cui è capace, attraverso i diversi modi d’attuazione della propria attività. E anche il gallerista può diventare allora un "compagno di strada" dell’artista, un suo stretto interlocutore, culturalmente produttivo.

Per merito sopratutto delle ricerche sviluppate da Marcella Cattaneo e dell’attenzione con la quale ne ha storicizzata la lunga (e ancora inesaurita) attività, questo volume ci restituisce a tutto tondo la personalità di un "gallerista" la cui attività pluridecennale manifesta certamente nelle opzioni che orientano le sue proposte un forte accento personale, dunque una indubbia identità di intenzioni e di comportamenti, entro un quadro d’evidente consapevolezza culturale del ruolo (che risulta anche essere quello di un coinvolgimento passionale nel proprio fare), pur nella particolarità d’una situazione geograficamente quanto culturalmente defilata (Omegna, città tuttavia di risorsa forte d’industria artigiana). Condizione che del resto mi sembra anche corrispondere all’intraprendenza un po’ riservata e persino forse timida di quel capitano di lungo corso che è Silvio Spriano (generazione anni Trenta ecco irrompere subito a bollare, l’amico di Genova; che poi è la stessa alla quale anch’io appartengo).

Dell’attività galleristica di Spriano e delle iniziative ed amicizie con questa connesse e conseguenti qui si offre una ricostruzione minuziosa ed esauriente che si può finora soltanto sognare per le ben più note e centrali Gallerie storiche che ho prima addotte ad esempi di attività culturalmente propulsiva. Dell’attività espositiva, con più di 300 mostre organizzate, ma anche parallelamente di una consistente attività editoriale di primo piano, in proprio o supportata. Un patrimonio di iniziative attraverso il quale si enunciano quelle che, pur in un quadro di curiosità e di apprezzamenti direi a tutto campo, costituiscono le polarità maggiori dei suoi interessi culturali. A cominciare dall’attenzione per una tradizione di non-figurazione "concretista" che in Italia corre dal gruppo riunitosi a metà degli anni Trenta appunto attorno alla Galleria del Milione a Milano, alle vicende MAC e di numerosi suoi componenti (da Mazzon a Biglione, a Nativi, a Berti, a Galvano, a Radice), che ha pure un’origine milanese, all’esordio dei Cinquanta.

Una tradizione questa entro la quale si pongono i casi delle particolari affezioni umane appunto per Galliano Mazzon e per Anotnio Calderara, e naturalmente anche presenze storiche come quella di Magnelli. Ma attraverso la quale s’interessa, per esempio, di Sergio D’Angelo o di Achille Perilli come di un Carlo Nangeroni e della Dadamaino. Esercitando tuttavia attenzione che comunque risulta aperta anche ad altre posizioni (come la figurazione esistenziale di Giancarlo Ossola, per esempio). E fino ad avventurarsi a seguire giovani emergenti già con consistente personalità e originalità propositiva, fra "neopittura" (come è il caso di un Sandro Martini, o di Mario Raciti, o di un Claudio Olivieri, fino ad un Sergio D’Angelo, a una Giulia Napoleone, a un Paolo Minoli) e ambito d’attività di un’area coniugante componenti sia "poveristiche", sia "concettuali", sia "partecipative" (come è il caso anzitutto di un Piero Manzoni, fra Cinquanta e primi Sessanta, ma anche di un Mimmo Conenna nei Sessanta-Settanta, o di un Giuliano Giuman, o di un Bruno Chersicla, anche oltre). Fino ad un campione di "arte ambientale" quale Mauro Staccioli.

E vorrei sottolineare che, al di là dell’evidenza delle opzioni culturali, delle simpatie di "poetica", nella consistenza della personalità generosa di Spriano ha sempre avuto spazio la continuità appunto del rapporto umano, affettivo, non riuscendo egli ad essere soltanto un distaccato, per quanto originale, operatore culturale. Come dire che le opzioni dallo stesso pronunciate nel tempo costituiscono aperture d’un credito complessivo sull’artista quanto sull’uomo. Si percepisce insomma, nel suo lavoro, una continua implicazione affettiva nello sviluppo dei rapporti, confermata del resto da una costanza di ricorrenze nelle presenze espositive quanto nelle spesso importanti iniziative editoriali. Fra le quali ultime è altrimenti da ricordare almeno l’importante ristampa anastatatica dei Bollettini del MAC.

Qurant’anni d’attività che qui scorrono attraverso l’attento repertorio espositivo ed editoriale, di cui il profilo di Enzo De Paoli rievoca momento per momento le vicende. E che l’ampio saggio della Cattaneo storicizza in tutti i suoi molteplici aspetti e connessioni, offrendoci dunque della personalità di Spriano sia la consistenza, sia lo scenario evolutivo sul quale la sua attività si è venuta sviluppando.

Credo che questo contributo non soltanto ci restituisca dunque il profilo a tutto tondo di un protagonista di un’Italia autenticamente fattiva, di un uomo che attraverso il proprio lavoro ha saputo farsi autenticamente propulsore di cultura, ma risulti anche un consistente contributo a quella storia delle Gallerie d’arte in Italia nel XX secolo che appunto finora manca, ma di cui ci si dovrà pur fare presto carico.

Un saluto all’amico Silvio, tuttora sulla breccia da

Enrico Crispolti

    

 

UNA FIGURA DI PROTAGONISTA

Ripercorrere la vita e l’attività di Silvio Spriano consente di ricostruire uno spaccato significativo dell’arte italiana del XX° secolo, soprattutto astratta, attraverso i suoi incontri e le sue amicizie con artisti, critici, storici, operatori, galleristi, mercanti e collezionisti del mondo dell’arte italiana ed europea, attraverso le sue presenze nelle fiere del settore, attraverso l’organizzazione di iniziative espositive, editoriali e di diffusione dell’Astrattismo italiano ed attraverso le sue oltre 350 rassegne allestite presso la sua galleria di Omegna, vero punto di riferimento per gli amatori e gli appassionati d’arte del Piemonte orientale.

L’attività dello Spriano è andata ben oltre quella commerciale del gallerista serio e qualificato, ispirandosi ed attenendosi ad una sorta di laica missione di conoscenza e promozione del linguaggio astratto dei maestri, così come degli artisti giovani ma meritevoli presso fiere e gallerie di fama, presso critici affermati e collezionisti autorevoli e presso tutto il vasto e variegato mondo dell’arte della sua provincia: il Verbano-Cusio-Ossola, di quelle limitrofe di Novara, Vercelli e Biella e della vicina Svizzera.

Grande conoscitore di un po’ tutta l’arte italiana ed europea del XX° secolo, egli ha però privilegiato nella sua attività i movimenti e gli artisti astratti e astratto-concreti, nel contesto del filone dell’avanguardia europea.

L’Astrattismo degli anni ’30 e il Movimento Arte Concreta degli anni ’40 e ’50 sono stati l’oggetto principale delle sue ricerche, delle sue pubblicazioni e delle sue mostre, la sua vera "passione", il suo "amore" mai tradito, nato nei primi rapporti con gli artisti e gli operatori e consolidato nei decenni, fino a diventare fede convinta nel linguaggio astratto.

La sua "sfida" e scelta di vita, prima ancora che di lavoro, è stata costruire una significativa collezione delle opere di questi artisti, ma soprattutto promuovere e diffondere il loro "verbo" attraverso le iniziative più diverse, sempre affrontate con grande entusiasmo, caparbia volontà, solida preparazione (fatta di letture ma soprattutto di contatti e conoscenze dirette) ed esperta capacità organizzativa.

Silvio Spriano è nato il 5 ottobre 1931 ad Omegna, in quella che a quei tempi era la provincia di Novara e quindi è diventata la provincia del Verbano-Cusio-Ossola, da genitori albergatori.

Dal 1942 al 1948 frequenta la Scuola di Arti e Mestieri, come falegname intagliatore ed ebanista, a Novara. Terminata questa Scuola, trova occupazione come modellista e successivamente in una fabbrica di giocattoli.

Nel 1957/58 intraprende l’attività di commercio, nel settore delle vernici e Belle Arti, venendo ben presto in contatto con artisti come Mario Tozzi, Andrea Cascella, Antonio Calderara e Galliano Mazzon, che risiedono o soggiornano in zona, pur gravitando sulle località sede dei mercati d’arte più qualificati per la commercializzazione della loro opera. Da queste frequentazioni ed amicizie Silvio Spriano ricava decisivi stimoli per la conoscenza e la comprensione dell’arte contemporanea.

E’ grazie a questi artisti, che caratterizzano un’epoca della pittura più recente, che riesce a stabilire una serie di rapporti fecondi con artisti e galleristi di Milano, tanto da poter intraprendere negli anni sessanta una propria attività espositiva e commerciale con l’apertura della galleria d’arte contemporanea ad Omegna.

E’ datato alla metà degli anni sessanta l’allestimento delle prime mostre, che lo portano ad esplorare l’ambiente artistico culturale milanese, esponendo opere di Raciti, Morlotti, Picenni, Ossola, Ajmone, Ortelli, Cazzaniga, Nangeroni, Matino, Staccioli, Benedetti.

Dal 1966 la sua attenzione si sposta verso il gruppo degli artisti romani e fiorentini , allestendo mostre di Achille Pace, Luigi Boille, Gastone Biggi, Achille Perilli, Vinicio Berti e Gualtiero Nativi, assieme a collettive che ospitano opere di Schifano, Turcato, Sironi, Beuys, iniziando altresì un dialogo con prestigiosi galleristi, quali Bozzini, Niccoli, Menzani, Vismara e molti altri.

Nel 1972 è invitato a far parte del premio Trarego e nel 1975, in collaborazione con Vanni Scheiwiller, cura la monografia su Silvano Scheiwiller, per la collana Proposte d’Arte Moderna, con testo di Luigi Compagnoni.

Nel 1976 ancora con Vanni Scheiwiller collabora alla monografia su Carlo Nangeroni, per la collana Arte Moderna Italiana, con testo di Cesare Vivaldi. Nella stessa collana collabora alla monografia su Achille Pace con testo di Giulio Carlo Argan e la monografia su Annibale Biglione, con testo di Vanni Scheiwiller e Gillo Dorfles.

Nello stesso anni 1976 invia al Premio Termoli opere di Biglione, Picenni, Guarino, Scheiwiller, Raciti, Mazzon, Nangeroni, Guenzi, Conenna e Zen.

Ancora con Vanni Scheiwiller cura la monografia di acquerelli su Antonio Calderara con testi di Giulia Veronesi, Marco Valsecchi, Gillo Dorfles, Giulio Carlo Argan e Gianfranco Arlandi.

Nel 1977, nella collana Il Quadrante delle edizioni All’Insegna del Pesce d’Oro, collabora alla monografia su Achille Pace, in occasione della mostra dell’autore nell’ambito delle manifestazioni del Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Cura inoltre, per le edizioni di Vanni Scheiwiller, la monografia su Galliano Mazzon, nella collana Arte Moderna Italiana, con testo di Luigi Lambertini e Gillo Dorfles.

Nel 1978, per la Nuova Serie Illustrata di Vanni Scheiwiller, cura la monografia su Achille Pace, con testo di Enrico Crispolti. Nello stesso anno presenta alla Biennale di Venezia quattro opere di Mimmo Conenna.

Nel 1979, per le edizioni All’Insegna del Pesce d’Oro, pubblica "La Geometria e le sue molteplici disponibilità", con testo di Bruno D’Amore, che comprende gli artisti: Biglione, Calderara, Carretta, Conenna, Facchin, Fusi, Giuman, Marchegiani, Matino, Mazzon, Nangeroni, Nanni, Pace e Vannozzi.

Cura inoltre per le stesse edizioni All’Insegna del Pesce d’Oro: "Passaggio" di Giuliano Giuman. Nello stesso anno dona alla Pinacoteca D’Errico di Matera opere grafiche di Mazzon, Pace, Gritti, Scheiwiller, Biglione. Sempre nel 1979, collabora con la Galleria Civica di Gallarate all’allestimento della mostra antologica di Galliano Mazzon, con testo di Riccardo Barletta, inviando un congruo numero di opere.

Nel 1980 invia alla Galleria Civica di Reggio Emilia un’opera di Marchegiani, come contributo alla mostra dell’artista. Nello stesso anno dà inizio, su autorizzazione della Signora Giulia Mazzon, all’archiviazione dell’opera di Galliano Mazzon. Sempre nel 1980 viene chiamato a far parte del Comitato consultivo dell’EXPO ARTE di Bari, nell’ambito della Fiera del Levante, venendo poi riconfermato nell'incarico anche nelle successive edizioni.

Nel 1981 ristampa, con piena fedeltà agli originali, i 15 Bollettini del M.A.C. (Movimento Arte Concreta), dall'anno 1948 al 1952. Con testi in catalogo di Gillo Dorfles e di Carmine Benincasa, organizza al Museo di Termoli la mostra del M.A.C. e presso il Museo di Torre Pellice la mostra antologica di Annibale Biglione.

Nel 1982 pubblica "M.A.C. – 30 ANNI DOPO" che comprende le recensioni alle mostre del movimento. Nello stesso anno invia opere di Achille Pace alla Biennale di Venezia e alla mostra "Generazioni anni 10" di Rieti, curata da Giorgio Di Genova, invia un’opera di Gianni Monnet del 1947. Ancora nel 1982 invia alla mostra del M.A.C. di Torre Pellice, curata da Francesco Vincitorio, opere di Biglion, Mazzon e Monnet.

Nel 1983, su incarico del Comitato promotore del convegno su Gianni Rodari, organizza in collaborazione con l’Accademia di Brera, sotto la direzione di Andrea Cascella e di Gottardo Ortelli, interventi artistici sulla città, dal tema "Rodari e la sua terra", nello stesso anno invia alla mostra del M.A.C. di Gallarate e della Certosa di Capri, curata da Luciano Caramel (catalogo ed. Electa), opere di Biglione, Mazzon e Monnet.

Inizia inoltre la pubblicazione della collana dei suoi volumetti dedicati ad artisti contemporanei: Galliano Mazzon ("La profondità dell’azzurro"), B. Donzelli ("Ormare"), M. Maulini ("La famosa invasione della Lymantria –al vulgo Bigatto- sul monte Camosino"), P. Echauren ("Una passione che consuma"), R. Caspani ("Dalla città del Sole di Tommaso Campanella"), O. Piazza ("Camini del Cusio"), G. Rava ("Uomini, pesci e… mostri"), B. Chersicla ("Veicoli"), G. Rava ("La comunità dei quattordici"), B. Chersicla ("Trailes"), B. Chersicla ("Il Viaggio"), B. Chersicla ("Metafore").

Nel 1985 alla mostra "Primo Decennio" di Rieti, curata da Giorgio Di Genova, invia opere di Pippo Oriani. Cura inoltre l’opera incisoria di Antonio Calderara: 19 immagini in acquaforte e acquatinta, stampate da Romero di Roma e Pistelli di Firenze, con catalogo a cura di Flaminio Gualdoni.

Nel 1986, alla mostra "Incontri a colori" di Orta San Giulio, curata da Elena Pontiggia, allestisce, alla Villa Crespi di Orta una sala di opere di Mazzon, Calderara, Biglione, Oriani e Chersicla.

Nello stesso anno raccoglie e dà alle stampe un catalogo completo di tutte le recensioni riguardanti la sua attività espositiva.

Nel 1987 fa dono all’Ospedale di Omegna di opere di Granaroli, Picenni, Dragoni, Piazza.

Alla mostra "Alliterazione" di Aosta (Torre del Lebbroso) e poi a Palazzo dei Diamanti di Ferrara, curata da Mirella Bandini, invia opere di Annibale Biglione e Bruno Munari.

Invia inoltre opere di Biglione alla mostra del M.A.C., organizzata alla galleria "Fonte d’Abisso", con catalogo e testo di Luciano Caramel. Sempre nel 1987 festeggia la 200^ mostra con un’importante rassegna di Bruno Chersicla.

Nel 1988 solennizza il decennale della morte di Antonio Calderara con una mostra di Hsiao Chin.

Allestisce inoltre un’antologica di Alberto Bardi, con particolare riguardo alle sue opere minimali.

Nel 1989, in collaborazione con la galleria Vismara organizza una mostra di Nemuors. Stipula inoltre un accordo con la galleria Zenit di Copenaghen, che prevede l’allestimento di una mostra degli artisti danesi Gotz, Lerpa e Togern, in cambio di una mostra a Copenaghen con opere di Bonetti, Pace e Mazzon.

Cura una rivisitazione delle opere degli anni ’50 di Biglione e Mazzon, ristampando per l’occasione l’opuscolo degli anni ’50 del M.A.C., comprendente alcune pagine del primo libro illeggibile di Bruno Munari. Nello stesso anno presenta all’Expodi Bari le "Metafore" di Bruno Chrersicla.

Allestisce infine una mostra di Carmela e Antonio Calderara.

Nel 1990 presenta una mostra di Bruno Chersicla, dal titolo "Tropos Metafore", con testo di Vincenzo Guarracino. Presenta inoltre a Torino Vacanze opere di Biglione, Calderara, Caspani, Chersicla, Mazzon e Molinari.

Per la ditta Minocci Arte e Argento cura la parte artistica della tiratura limitata di piatti in peltro, presentando i soggetti serigrafici di Bonetti, Chersicla, Donzelli, Hsiao, Piemonti e Nino Ricci.

Segue poi la progettazione di casalinghi in argento 925, su disegni di Carlo Nangeroni e Bruno Chersicla.

Nel 1992 dona un gruppo di opere astratte alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate, per integrare la collezione in esposizione del Museo.

Dopo la morte del maestro Calderara avvenuta nel 1978, collabora alla conservazione ed alla consulenza artistica con il Prof. Fredrik Hecmanns nella Fondazione Calderara per incarico del Presidente A.M. Azzoni. Collabora inoltre da anni alla pubblicazione Catalogo Arte Moderna Ed. Mondadori.

Nel 1995, in occasione della manifestazione di apertura della Fondazione Calderara, organizza e presenta alla Fondazione la mostra "Andando per misure auree", con Gian Carlo Bargoni, Beppe Bonetti, Bruno Chersicla, Antonio Calderara, Claudio D’Angelo, Luciano Fiannacca, Ennio Finzi, Chin Hsiao, Paolo Iacchetti, Paolo Minoli, Angelo Molinari, Carlo Nangeroni, Claudio Olivieri, Anna Valla, su tavolette già preparate dal maestro Calderara.

Nel 1996, nell’edizione della Banca Commerciale di Milano, relativa alla collezione " Il M.A.C. (Movimento Arte Concreta)", con testo di Luciano Caramel, nell’introduzione di Giorgio Ferretti, si fa cenno di ringraziamento agli amici ed esperti determinanti nella raccolta opere: a Gianfranco Bellora e Silvio Spriano.

Nel 1998 Rosangela e Silvio Spriano donano oltre 110 opere di vari artisti contemporanei alla Casa dell’Anziano "Massimo Lagostina" di Omegna e di tale collezione viene realizzato un catalogo. Gli artisti presenti nella selezione realizzata da Spriano e quindi proposta per questa nuova struttura di accoglienza offrono un interessante spaccato e una sintesi dell’arte astratta contemporanea italiana, che Silvio Spriano ha frequentato con assiduità e competenza in quarant’anni di attività.

Recentemente apre il sito internet www.galleriaspriano.com, che propone informazioni sui programmi e le rassegne della galleria e offre schede biografiche, con illustrazioni degli artisti astratti italiani degli ultimi decenni.

Ad oggi, o meglio nel momento in cui scrivo (la sua attività espositiva non conosce soste…!), Spriano ha realizzato 302 mostre nei suoi locali, che sono ormai da decenni meta di attrazione ed interesse per artisti, amatori, collezionisti, critici ed appassionati d’arte.

Il numero si commenta da sé, così come non è necessario soffermarsi ulteriormente sul fatto che il maggior numero di rassegne, così come il suo impegno più rilevante, siano dedicati all’Astrattismo italiano, vero fulcro, ragion d’essere ed obiettivo della sua attività e della sua vita artistica.

Conoscere Silvio Spriano, frequentarlo, diventarne prima estimatore e poi amico, visitare le mostre da lui organizzate, scoprire o approfondire i "suoi" artisti, percorrere con lui, grazie ad appassionate e informate conversazioni, decenni dell’arte italiana del XX° secolo, apprendendo o avendo piena cognizione di storie di artisti e movimenti, è stata per me una grande fortuna, di cui ancora ringrazio il destino.

Ma al di là della stima personale e dell’amicizia stanno i fatti: diverse centinaia di mostre di qualità, un’incessante attività di operatore, animatore ed editore, una figura ed un punto di sicuro riferimento per il mondo dell’arte del Piemonte orientale, una conoscenza e notorietà che sconfina almeno in Lombardia e nella Svizzera italiana.

L’opera di alcuni dei maggiori astrattisti italiani della seconda metà del XX° secolo è arrivata nel Cusio e quindi nelle aree limitrofe del V.C.O., di Novara, Vercelli e Biella, proprio attraverso l’attività di valorizzazione, organizzazione ed esposizione di Silvio Spriano, operatore e gallerista di Omegna, che io ritengo abbia assunto e sviluppato, negli ultimi decenni, un ruolo da vero protagonista nel mondo dell’arte contemporanea del Piemonte Est, per il quale merita di essere ringraziato e ricordato.

Enzo De Paoli     

                                                                    INFANZIA E GIOVENTU'

Silvio Spriano nasce a Omegna il 5 ottobre 1931, in provincia di Novara (poi Verbania); alla fine dello stesso mese, prima del sopraggiungere dell'inverno si trasferisce a Campello Monti, in alta Valle Strona, dove  i genitori e i parenti gestiscono l'Albergo Nigritella .  Nel 1933 la famiglia si sposta a Fornero, sempre in Valle Strona, per gestire l'Albergo PIanella. Qui frequenta la scuole elementari e successivamente, presso i Salesiani di Novara, dal 1942 al 1948, la scuola  di arte e mestieri per falegname ebanista intarsiatore .Terminata quest'ultima, trova l'occupazione come modellista e in seguito come impiegato presso una fabbrica di giocattoli.   Tra il 1953 e il 1954 presta servizio militare presso la Scuola Militare Alpina di Aosta; da qui viene trasferito agli uffici del Nucleo Sci Agonistico di Courmayeur  e poi di Cortina d'Ampezzo:

                                                                   Edizioni Spriano

 

Per le Edizioni della Galleria sono stati stampati i seguenti cataloghi-plaquette, formato 15x10,5:

Giuseppe Guarrino, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Costantino Guenzi, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Franca Ghitti, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Ugo Nespolo, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Albino Galvano, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Pippo Oriani, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Mario Raciti, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Enrico Pulsioni, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Gian Carlo Bargoni, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Paolo Iacchetti, presentazione a cura di Freiderich Eckmanns, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Walter Fusi, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Fernando Picenni, presentazione a cura di Cesare Vivaldi, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Nino Ricci, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Antonio Calderara, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Mimmo Conenna, note biografiche, 15 copie, Omegna, 1999

Carlo Nangeroni, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Mimmo Conenna bis, presentazione a cura di Umbro Apollonio e Luigi Lambertini, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Ennio Finzi, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Nicola Salvatore, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Paolo Minoli, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Bruno Chersicla – Cartoline, (pensiero Max Bill), 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Anna Valla, presentazione a cura di Enzo De Paoli, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Mauro Staccioli, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Ho – Kan, presentazione a cura dell’artista, 15 copie, Omegna (Vb), 1999

Roberto Caspani, presentazione a cura di A.C.D. , e Luciano Caramel, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Martin Krampen, presentazione a cura di Enrico Prampolini, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Hsiao Chin, presentazione a cura di Enzo De Paoli, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Claudio Olivieri, presentazione a cura di Klans Wobert, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Luciano Fiannacca,, presentazione a cura di Claudio Cerritelli, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Arturo Mazzola, presentazione a cura di Gillo Dorfles, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Claudio D’Angelo, presentazione a cura dell’artista, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Galliano Mazzon, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Annibale Biglione, note biografiche, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Vinicio Berti, presentazione a cura di Francesco Vincitorio, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Gualtiero Nativi, presentazione a cura di Carlo Ludovico Ragghianti, 15 copie, Omegna (Vb), 2000

Libero Ferretti, note biografiche, 100 copie, Omegna (Vb), 2001

Angelo Molinari, presentazione a cura di Luciano Caprile, 15 copie, Omegna (Vb), 2001

Bruno Chersicla – RDM, presentazione a cura dell’artista, 100 copie, Omegna (Vb), 2002

Bruno Chersicla – RDM, presentazione a cura dell’artista, 100 copie, II edizione, Omegna (Vb), 2002

Ugo Nespolo, presentazione a cura dell’artista, 15 copie, Omegna (Vb), 2002

Galliano Mazzon, presentazione a cura dell’artista, 15 copie, Omegna (Vb), 2002

Aldo Racchi, presentazione a cura di Enzo De Paoli, 100 copie, Omegna (Vb), 2002

Spriano visto da ?:, 150 copie, Omegna (Vb), 2002

19 Incisioni di Calderara, presentazione a cura di Flaminio Gualdoni, 15 copie, Omegna (Vb), 2003

Fabrizio Parachini, 100 copie, Omegna (Vb), 2003

Ho – Kan, presentazione a cura dell’artista, 100 copie, Omegna (Vb), 2003

Antonio Calderara – Lettere personali, 100 copie, Omegna (Vb), 2003

Carlo Nangeroni, presentazione a cura dell’artista, 100 copie, Omegna (Vb), 2003

Achille Pace, presentazione a cura dell’artista, 100 copie, Omegna (Vb), 200n 2003

Ennio Finzi Architettura del colore, lettera personale, 100 copie Omegna (VB) 2003-

Ennio Finzi. I versi del colore, lettera personale, 100 copie Omenga (VB) 2003

Aldo Racchi, Collages, 100 copie Omegna 2003

Aldo Racchi, Pitture e collages, 100 copie Omegna 2003

Achille Pace, Itinerari, 100 copie Omegna 2004

 

Per le Edizioni della Galleria sono stati pubblicati i seguenti libri d’autore, formato 16,5x11,5:

Galliano Mazzon, Nella profondità dell’azzurro, 500 copie, Omegna (Vb), 1983

Bruno Donzelli, Ormare, 500 copie, Omegna (Vb), 1984

Mauro Maulini, La famosa invasione della Lymantra, al vulgo bigatto, sul monte Camosino, 500 copie di cui 100 acquerellate e firmate dall’artista, Omega (Vb), 1984

Pablo Echaurren, Una passione che consuma, 500 copie firmate dall’artista, Omegna (Vb), 1984

Roberto Caspani, Dalla Città del Sole di Tommaso Campanella, 500 copie di cui 100 firmate dall’artista, Omegna (Vb), 1984

Orlando Piazza, Camini del Cusio, 500 copie di cui 100 acquerellate e firmate dall’artista, Omega (Vb), 1984

Giorgio Rava, Uomini pesci e… mostri, 500 copie di cui 100 acquerellate e firmate dall’artista, Omega (Vb), 1984

Giorgio Rava, La comunità dei quattordici. Memorie di una vecchia lampedra, 500 copie di cui 100 acquerellate e firmate dall’artista, Omega (Vb), 1985

Bruno Chersicla, Trailers, 430 copie di cui 30 acquerellate e firmate dall’artista, Omega (Vb), 1985

Enrico Pulsoni, Paesaggio giornaliero, 500 copie di cui 100 firmate dall’artista, Omegna (Vb), primavera 1987

Bruno Chersicla, Il viaggio, 300 copie, Omegna (Vb), 1987

Bruno Chersicla, Veicoli, 430 copie di cui 30 acquerellate e firmate dall’artista, Omegna (Vb), 1987

Per le Edizioni Spriano sono stati pubblicati i seguenti volumi:

I 15 bollettini del M.A.C, ristampa anastatica, Omegna (Vb), settembre 1981

Coazione a ripetere, presentazione a cura di Giorgio di Genova, Omegna (Vb), 1981

IItinerari, 100 copie, Omegna (Vb), 1982

M.A.C. Trent’anni dopo, a cura di Silvio Spriano, Omegna (Vb), 1982

Incisioni di Calderara, presentazione a cura di Flaminio Gualdoni, Omegna (Vb), 1985

Ritagli, recensioni della Galleria Spriano, Omegna (Vb), 1986

Ritagli II, recensioni della Galleria Spriano, Omegna (Vb), 1986 - 2000

Arte Concreta 50/51, ristampa , nella misura originale di 11x21,5100 copie, Omegna (Vb), 1989

Andando per misure auree, a cura di Silvio Spriano, Omegna (Vb), 1995

Galleria Spriano, a cura di Vincenzo Guerraccino, Omegna (Vb), 1991

Silvio Spriano ha inoltre collaborato con l’editore Vanni Scheiwiller di Milano in occasione delle seguenti pubblicazioni:

Giulio Carlo Argan, Gian Franco Arlandi, Gillo Dorfles, Marco Valsecchi, Giulia Veronesi, Antonio Calderara 25 aquerelli, Ed. Scheiwiller, Milano 1975

Luigi Compagnoni, Silvano Scheiwiller, Ed. Scheiwiller, Milano 1975

Antonio Calderara, Vanni Scheiwiller, Silvana Sinfisi, Lara Vinca Masini, Achille Pace, Ed. Scheiwiller, Spoleto, 1977

Enrico Crispolti, Achille Pace, Ed. Scheiwiller, Milano 1978

Giuliano Guiman, Passaggio, Ed. Scheiwiller, Milano 1979

Bruno d’Amore, La geometria e le sue molteplicità, Ed. Scheiwiller, Milano 1979

Per le Edizioni Spriano sono state riprodotte su peltro in tiratura limitata, recuperando una antica pratica artigianale omegnese e del lago d’Orta, le opere grafiche di:

 

Annibale Biglione, multiplo in peltro, in tiratura di 50 esemplari firmati dall’artista, Omegna 1976

Carlo Nangeroni, multiplo in peltro, in tiratura di 50 esemplari firmati dall’artista, Omegna 1976

Achille Pace, multiplo in peltro, in tiratura di 50 esemplari firmati dall’artista, Omegna 1976

Silvano Scheiwiller, multiplo in peltro , in tiratura di 50 esemplari, firmati

Omega 1976

Antonio Calderara, multiplo in peltro , in tiratura di 100 esemplari firmati.

(Tutte le targhe sono accompagnate da Monografia edita da Wanni Scheiwiller)

Raccolta Piatti In peltro

Bonetti, Chersicla, Donzelli, Hsiao, Piemonti e Ricci, sei serigrafie su piatto in peltro, in tiratura di 100 esemplari numerati e firmati dagli artisti, Edizione Minocci, Gravellona Toce, 1980

                                                             Percorso Espositivo

0-03/11/1967 – 15/12/1967 Mostra inaugurale, Collettiva, vengono esposte opere di : Giuseppe Ajmone, Enrico brenna, Celestino Borotti, Mario Bucci, F. Calderoni, Giovanni Cappa Legora, Carlo Casanova, Franco Fizzotti, Severino Ferrari, Aldo Gavaggi, Marcello Mercadante, Edmondo Poletti, Fortunato Tami, Mario Tozzi

1- Severino Ferrari

2-20/12/1967 - 07/01/1968 Fortunato Tami, mostra postuma

3-15/01/1968 - 31/01/1968 Carlo Casanova (Crema 1871 – Quarna Sotto, Omegna, 1950

  1. Osvaldo Vanola
  2. Pierino Pascoli
  3. Gilberto Carpo
  4. F.lli Gino e Pierino, Apostolo

8- 06/04/1968 - 18/04/1968 Giuseppe Caramella, Mostra personale: 30 oli datati 1967/1968

9- 05/10/1968- 10/11/1968 Angelo Cattaneo, mostra personale, Sculture e pitture

10- 15/11/1968- 30/01/1969 Giovanni. Cappa Legora, mostra personale.

12- 08/02/1969- 28/02/1969 Vittorio. Rosa , mostra personale,

13- 07/03/1969- 20/03/1969 Sandro. Martini, mostra personale, sbalzo su rame e scultura

14- 25/03/1969- 25/04/1969 Giuseppe Caramella, mostra personale,

15- 28/04/1969- 20/05/1969 Giuuseppe Gallina,mostra personale,

16- 24/05/1969- 18/06/1969 Fernando Calderoni, mostra personale, di acquerelli

17- 10/11/1969- 30/11/1969 Angela Occhipinti, mostra personale di Incisioni e Xilografie

18- 28/03/1970- 05/04/1970 Aldo Bragonzi, mostra personale,

19- 01/05/1970 - 30/06/1970 Collettiva d’estate: dipinti, disegni e incisioni di cinquanta artisti contemporanei

  1. 09/12/1970- 24/12/1970 Giuseppe Ajmone
  2. 07/11/1970- 25/11/1970 Remo Brindisi

22- 09/12/1970- 23/12/1970 - Gualtiero Passani, mostra personale. Collage, Catalogo con presentazione di Gino Valori

23- 05/01/1971- 25/01/1971 Lucio Ranucci, mostra personale

24- 28/0!/1971- 27/02/19871 Diana Hansen, mostra personale di incisioni e calcografie

25- 02/03/1971- 02/04/1971 Bruno Vasoli, carte incise, mostra personale

26- 05/04/1971- 07/05/1971 Mario Tozzi, mostra personale

 

27- 30/05/1971- 25/06/1971 Bruno Fanesi.,mostra personale, paesaggi al Conero

28- 29/06/1971- 23/07/1971 Gualtiero Passani, mostra personale, Collage

29- 26/07/1971- 30/08/1971 Giuseppe Cramella, mostra personale- betulle-

30- 29/09/1971- 30/10/1971 Giuseppe Ajmone, mostra personale - Nudi

31- 04/11/1971- 20/12/1971 Achille Perilli, mostra personale.Irrazionale geometrico

32- 10/01/1972- 25/01/1972 Fernado Calderoni, mostra personale

33- 15/02/1972- 02/03/1972 Enotrio Pugliese, mostra personale di serigrafie

34- 10/03/1972- 30/03/1972 Mario Tozzi, mostra personale

35- 05/04/1972- 10/05/1972 Enrico Brenna, mostra personale

36- 02/10/1972- 25/10/1972 Libero Ferretti, opere recenti.. Mostra Personale

37- 30/10/1972- 20/11/1972 Mario Benedetti, per un paesaggio. Mostra personale

38- 25/11/1972- 20/12/1972 Fernando Calderoni, mostra personale

39- 15/01/1973- 01/03/1973 Mingari, mostra personale

40- 01/04/1973- 15/05/1973 Rassegna d’estate, mostra collettiva artisti contemporanei

41- 20/05/1973- 08/06/1973 Vera Jos, Mostra personale – Oggetti nello spazio-

42- 12/06/1973- 30/06/1973 Nillo Tinazzi, Mostra personale –Mandrilli-

43- 08/10/1973- 25/10/1973 Sergio Biancheri, mostra personale – Marine-

44- 28/10/1973- !0/11/1973 Silvana Maffioli, istallazioni e fusioni in bronzo

45- 12/11/1973- 30/11/1973 Claduo Granaroli, mostra personale.

46- 01/12/1973- 20/12/1973 Fernando Picenni, mostra personale

47- 22/12/1973- 30/01/1974 Collettiva di Natale, artisti della Galleria

48- 02/02/1974- 16/02/1974 Luigi Dragoni, mostra personale, impressioni di paesaggi

49- 20/02/1974- 20/03/1974 Gastone Biggi, mostra personale

50- 20/04/1974- 10/05/1974 Gian Carlo Ossola, mostra personale- notturni urbani

51- 18/05/1974- 20/06/1974 Luigi Boille, mostra personale organizzata in collaborazione

con la Galleria "il Naviglio" Milano pres. Giulio

Carlo Argan

52- 15/07/1974- 02/09/1974 Rassegna d’estate.

53- 05/09/1974- 15/10/1974 Mario Raciti, mostra personale, -Presenze assenze-

54- 18/10/1974- 30/10/1974 Luigi Magnani,mostra personale: dipinti e sculture

55- 04/11/1974 – 25/11/1974 Simona Weller, mostra personale,

56- 07/12/1974 - 19/12/1974 Mario Brenci, mostra personale,

57- 30/12/1974- 11/01/1975 Calisto Gritti, mostra personale, dipinti e incisioni

58- 12/01/1975- 30/01/1975 Antonio Calderaia, mostra di acquerelli

59- 19/01/1975- 08/02/1975 Mario Benedetti, mostra , di 6 quadri e 6 arazzi

60- 12/02/1975- 25/02/1975 Gian Luigi Bellorini, mostra personale

61- 28/02/1975- 02/04/1975 Costantino Guenzi, opere grafiche

62- 10/04/1975- 11/05/1975 Luciano Calmieri, istallazione

63- 01/05/1975 - 25/05/1975 Silvano Scheiwiller, mostra personale, incisioni

Catalogo con poesia di Luigi Compagnone

64- 14/06/1975- 12/07/1975 Reimer Jochims e sei giovani artisti dell’Accademia

di Belle Arti di Francoforte : Olaf Auer, Manfred Graf, Katrin Grell, Günter Mietz, Svatos Sanovec e Marianne Tappeiner

65- 18/07/1975- 30/09/1975 Rassegna d’estate

66- 01/10/1975- 25/11/1975 Antonio Calderara, 25 acquerelli datati dal 1958 al

1975

67- 22/11/1975 - 10/12/1975 Achille Pace, mostra personale,-Itinerari

68- 12/12/1975- 22/12/1975 Quintetto: Casaroli, Cottini- F:lli Plescan, Scheiwiller

69- 10/01/1976 – 07/02/1976 Fernando Picenni, 21 acrilici dal 1971 al 1975,

70- 21/02/1976 – 16/03/1976 Annibale Biglione, 18 opere dal 1948 al 1976,

71- 14/03/1976 – 07/04/1976 Carlo Nangeroni, personale, , Presentazione della monografia a cura di Cesare Vivaldi, edita da Vanni Scheiwiller (Milano), per la collana "Arte Moderna Italiana

72- 27/03/1976- 02/04/1974 Expo arte: Biglione, Nanegroni, Pace

73- 08/04/1976- 28/04/1976 Ubellino Cecchinato, mostra personale.

74- 30/04/1976- 15/06/1976 Franca Ghitti mostra personale legni e grafica

75- 16/06/1976- 30/07/1976 Programmi sistematici. Da Calderara a Schoonhoven

Opere di Antonio Calderara e di Jan Schoonhoven, Peter Struycken, Herman de Vries, Ad Dekkers, Ewerdt Hilgemann

76- 10/08/1976- 30/09/1976 "10ª Rassegna d’estate". Opere di Ajmone, Biasi, Biglione, Calderara, Cagnone, Casaroli, Carnemolla, Cazzaniga, Conenna, Cottini, Ghitti, Guenzi, Mazzon, Molteni, Nangeroni, Nespolo, Ossola, Pace, Picenni, Raciti, Scheiwiller, Turcato, Violi, Weller e Zen

77- 05/10/1976- 30/10/1976 Giuseppe Guarino. Catalogo con presentazione di Vanni Scheiwiller

78- 03/11/1976- 25/11/1976 Silvano Scheiwiller: 50 Incisioni

79- 27/11/1976- 15/12/1976 Galliano Mazzon, mostra personale: Collage

80- 30/12/1976- 15/01/1977 Luigi Marengo, mostra personale

81- 29/01/1977- 28/02/1977 Roberto Colombo

82- 29/01/1977- 15/02/197 Mimmo Cotenna

83- 17/2/1977- 28/02/1977 Luciano Casasoli. Mostra personale

84- 02/03/1977- 14/03/1977 Giuseppe Violi, mostra personale

85- 16/03/1977- 26/03/1977 Luigi Cottini, mostra personale

86- 28/03/1977- 10/04/1977 Orlando Piazza, mostra di acquerelli

87- 02/04/1977 – 26/04/1977 Salvatore Viaggio, personale, presenta "Le isole dell’amore", opere pittoriche

88- 30/04/1977- 30/05/1977 Al temp di luv d’Umegna- mostra di vecchie fotografie

89- 05/06/1977- 10/07/1977 Artisti pugliesi: Conenna-Ciraldo- Menolascina-

Renzetti- Merlanti

 

90- 28/05/1977- 09/07/1977 Antonio Calderara, incisioni e acquerelli 1934 - 1958. Catalogo con presentazione di Kengiro Azuma

91- 24/06/1977- 25/10/1977- Galliano Mazzon: 30 opere dal 1932 al 1974

Presentazione della monografia dell’artista a cura di Lugi Lambertini, Ed. Scheiwille

92- 28/10/1977- 15/11/1977 Dadamaino, mostra personale pitture optical

93- 18/11/1977- 30/1/1977 Maestri contemporanei, sono esposte le opere di trenta artisti: Biggi, Biglione, Calderara, Dadamaino, Dangelo, Guarino, Guenzi, Mazzon, Nangeroni, Pace Picenni, Raciti, Vigo, Zen

94- 02/12/1977- 15/12/1977 Felice Bottiroli, mostra personale

95- 18/12/1977- 04/01/1978 Gino Bionda, opere del periodo pariginp

96- 14/01/1978- 28/01/1978 Giuliano Guiman, mostra personale,"ombre di Talete"

97- 02/02/1978- 12/02/1978 Andrea Carnemolla, mostra personale

98- 12/02/1978- 24/02/1978 Guido Fusilli, mostra personale

99- 28702/1978- 30/03/1978 Assadur, incisioni

100-25/03/1978- 20/04/1978 Silvano Scheiwiller, disegni. Assadour, acqueforti

101-05/04/1978- 29/04/1978 Enrico Guenzi, personale

102-27/05/1978- 20/06/1978 Ivo Soldini, opere grafiche e sculture

103-30/06/1978- 20/07/1978 "12ª Rassegna d’estate", opere di Calderara, Aguzzi, Biglione, Bionda, Conenna, Dadamaino, Gentile, Giuman, Mazzon, Matino, Nangeroni, Nuzzolese, Pace, Soldini, Scheiwiller

104-25/07/1978- 20/08/1978 Enrico Maria Guenzi- fotografie

105-01/09/1978- 22/091978 Lorenzo Merlanti, della Cooperativa Esperienze Culturali di Bari

106-25/09/1978- 15/11/1978 Pierluigi Vannozzi, Fotocopie d’autore,

107-01/12/1978- 20/12/1978 Lucia Pescador, personale

108-28/01/1978- 10/01/1979 Rino Crivelli, mostra personale

109-15/01/1979- 27/01/1979 Alberto Magnelli, mostra di grafiche e dipinti

110-05/02/1979- 24/02/1979 Achille Pace, mostra personale: itinerari

111-27/02/1979- 31/03/1979 - "La geometria e le sue molteplici disponibilità", opere di: Biglione, Calderara, Carretta, Conenna, Facchin, Fusi, Giuman, Marchegiani, Matino, Mazzon, Nangeroni, Nanni, Pace, Vannozzi,

Catalogo con presentazione di Bruno D’Amore

112-28/04/1979- 20 /05/1979 Raffaele Spizzico, personale

113-26/05/1979- 15/06/1979 Mimmo Conenna, personale

114-30/06/1979- 29/07/1979 Alina, Kalczynska, personale. Catalogo a cura di Carlo Bertelli, Ed. Scheiwiller, Milano,

115-04/08/1979- 05/09/1979 Omaggio a Galliano Mazzon, retrospettiva

116-29/09/1979- 15/10/1979 Massimo Cavalli, Edmondo Dobrzanski, Pierino Selmoni, collettiva

117-27/10/1979- 20711/1979 Sergio Dangelo, personale

118-29/11/1979- 10/12/1979 Annibale Biglione, personale. Presentazione dei documenti del Movimento Arte Concreta - M.A.C - di Milano

119-15/12/1979- 28/12/1979 Silvano Scheiwiller, personale

120-29/12/1979- 26/01/1980 Gualtiero Passani, mostra personale

121-12/01/1980- 24/01/1980 Renata Rampazzi, personale. Catalogo con presentazione di Giuseppe Marchiori

122-26/01/1980- 26/02/1980 Walter Valentini, personale. Catalogo con presentazione di Bruno D’Amore

123-28/02/1980- 15/03/1980 Carlo Nangeroni, personale. Presentazione a cura di Marco Valsecchi

124-18/03/1980- 08/04/1980 Claudio D’Angelo, personale. Presentazione di Paolo Fossati

125-14/04/1980- 15/05/1980 Augusto Garau, opere del periodo M.A.C.

126 20/05/1980- 30/06/1980 100 copertine "Bolaffi Arte"

127-01/07/1980- 30/07/1980 Antonio Caldera, "lettere del Convalescente"

128-05/08/1980- 25/08/1980 Elio Marchigiani, mostra personale "intonaci"

129-03/09/1980- 25/09/1980 Giuliano Giuman. Mostra personale

130-07/10/1980- 20/10/1980 Nanni Varale, personale. Presentazione di Alberto Veca

131-04/11/1980- 28/11/1980 Omaggio a Mario Tozzi, retrospettiva, opere grafiche e pastelli

132-30/11/1980- 15/12/1981 Roberto Caspani, mostra personale

133-20/12/1980- 15/01/1981 Sergio Floriani, personale. Presentazione dello scrittore Francesco Saba Sarti

134-31/01/1981- 28/02/1981 Carlo Cioni, personale

135-28/02/1981- 13/03/1981 Achille Perilli,personale. Catalogo con presentazione di Claudia Terenzi e Jean-Clarence Lambert

136-09/05/1981- 27/05/1981 Giuseppe Minoretti. Presentazione di Paolo Cacciani Ingoni

137-30/05/1981- 30/06/1981 Augusto Garau e Carlo Nangeroni, presentati da Luciano Caramel e Carlo Belloli

138-04/07/1981- 03/08/1981 Mauro Staccioli, personale; modelli di sculture, disegni e fotografie di futuribili installazioni

139-26/09/1981- 25/10/1981 Protagonisti e documenti del M.A.C.,opere di Bertini, Biglione, Di Salvatore, Dorfles, Galvano, Garau, Mazzon, Monnet, Munari, Nigro, Parisot, Reggiani, Regina, Scroppo, Soldati, Veronesi. Ristampa anastatica dei 15 bollettini del MAC. Mostra presentata in estate ( a partire dal 26 luglio) alla Galleria d’Arte Moderna di Termoli, a cura di Carmine Benincasa.

140-31/10/1981- 20/11/1981 Marco Magrini, personale dello scultore.

141-28/11/1981- 15/12/1981 Franco Buzzone, personale

142-19/12/1981- 25/01/1982 Mario Tozzi, litografie

143-30/01/1982- 14/03/1982 Atanasio Soldati, tempere e disegni

144-20/03/1981- 20/05/1982 Bruno Donzelli, personale

145-15/05/1982- 31/05/1982 Marilo, personale. Catalogo con presentazione di Angelo Dragone

146-05/06/1982- 30/06/1982 Italo Antico,personale. Presentazione di Alberto Veca

147-02/07/1982- 29/07/1981 Panorama dell’arte Italiana

148-02/08/1982- 30/08/1982 Silvano Scheiwiller. Mostra Personale di Disegni

149-10/09/1982- £0/09/1982 Rodari e la sua Terra- Con allievi dell’Accademia Brera sotto la direzione di Andrea Cascella e Gottardo Ortelli.

150-02/10/1982- 29/10/1982 Pippo Oriani, oli, pastelli, collages ed encausti

151-16/10/1982- 30/10/1982 Fernando De Filippi, personale

152-18/12/1983- 30/12/1982 Giuseppe Caramella, personale. Catalogo arricchito da una antologia critica, sono riprodotte 12 immagini, Ed Spriano, Omegna (VB), 1982

153-15/01/1983- 03/02/1983 Celestino Facchin, personale

154-15/02/1983- 28/02/1983 Belio –Elio Bozzola, mostra personale

155-05/02/1983- 18/02/1983 Dulle Griet, personale

156-19/02/1983- 10/03/1983 Stefano D’Andrea, personale

157-15/03/1983- 30/03/1983 Gian Carlo Ossola, mostra personale

158-02/04/1983- 25/05/1983 Annibale Biglione, antologica

159-28/05/1983- 15/06/1983 Nicola Salvatore, personale

160-18/06/1983- 08/07/1983 Gerolamo Casertano, personale

161-10/09/1983- 15/10/1983 Costantino Guenzie Giancarlo Ossola, personali

162-18/10/1983 - 30/10/1983 Mauro Maulini, mostra personale

163- 03/11/1983- 25/11/1983 Fernando Picenni, personale

164-27/11/1983- 09/12/1983 Mario Raciti, personale

165-10/12/1983- 10/01/1984 Natale con i tuoi,collettiva, opere di Biglione, Calderara, Casertano, Caspani, De Filippi, Donzelli, Facchin, Mazzon, Marchegiani, Nangeroni, Oriani, Pace, Perilli, Soldati e Valentini

166-14/01/1984 -02/02/1984 Giulia Napoleone, personale

167-04/02/1984- 02/03/1984 Paolo Minoli, personale

168-03/03/1984- 12/04/1984 Aldo Galli, opere grafiche

169-18/04/1984- 10/05/1984 Gottardo Ortelli, personale

170-12/05/1984-10/06/1984 Gualtiero Nativi, personale

171-21/07/1984- 20/09/1984 Le sette note di Calderara in armonia di colore,

172-29/09/1984- 18/10/1984 Roberto Caspani, personale.

173-27/10/1984- 30/11/1984 Achille Perilli, personale

174-01/12/1984- 21/12/1984 Pablo Echaurren, personale

175-22/12/1984- 10/01/1985 Aldo Racchi, personale

175-12/01/1985- 25/01/1985 Giorgio Rava, personale

176-26/01/1985- 21/02/1985 Protagonisti della pittura astratta in Lombardia, sono esposte opere di Biglione, Badiali, Galli, Mazzon, Melotti, Radice, Rho, Soldati e Veronesi

177-30/03/1984- 25/04/1985 Contemporanei romani, opere di Gastone Biggi, Luigi Boille, Piero Dorazio, Mario Schifano, Achille Pace, Achille Perilli, Giulio Turcato e Simona Weller.

178-27/04/1985-- 23/05/1985 Carlo Nangeroni, 20 opere tra acrilici ed acquerelli degli ultimi cinque anni

179-25/05/1985 – 22/06/1985 Claudio Rotta Loria, opere su carta dal 1968 al 1985. Presentazione di Paolo Fossati

180-29/06/1985- 20/07/1985 Giorgio Nelva, personale

181-20/07/1985- 19/09/1985 Antonio Calderara, incisioni. Tiratura postuma in 30 esemplari di 19 incisioni (18 acqueforti e una punta secca su zinco, Il fante 1932-1933), messe a disposizione dalla Fondazione Calderara di Vacciago. Catalogo contiene un’introduzione di Flaminio Guardoni ed illustra le 19 incisioni, raccolte in cinque cartelle con testo di Elena Merlini.

182-21/09/1985- 16/10/1985 Bruno Chersicla, personale

183-19/10/1985- 14/11/1985 Enrico Pulsoni, personale

184-16/11/1985- 05/12/1985 Arturo Buchetti, personale

185-07/12/1985- 03/01/1986 Enigmi dell’aurora, personale di Nino Ricci. Presentazione di Alvaro Valentini

186-12/01/1986- 07/02/1986 Vinicio Berti, personale

187-15/02/1986- 12/03/1986 Achille Pace, mostra personale.

188-05/03/1986- 10/04/1986 Miro Cusumano, personale. Presentazione di Elena Pontiggia

189-12/04/1986- 09/05/1986 Marcello Guasti, mostra personale dello scultore.

190-10705/1986- 06/06/1986 Omaggio a Annibale Biglione, retrospettiva

191-07/06/1986- 03/07/1986 Omaggio a Roberto Caspani, retrospettiva

192-27/09/1986- 16/10/1986 Antonio di Tommaso, personale dello scultore abruzzese.

193-18/10/1986- 07/11/1986 Maurizio Bonora, personale. Presentazione di Giorgio Cortenova

194-08/11/1986- 28/11/1986 Galliano Mazzon, retrospettiva.

195-29/11/1986- 12/12/1986 Orlando Piazza, paesaggista omegnese, personale

196-13/12/1986 - 03/01/1987 Collettiva del piccolo formato. Sono esposte opere di: Biglione, Berti, Calderara, Caramella, Caspani, Chersicla, Donzelli, Perilli, Nativi, Mazzon, Piazza, Pulsoni, Ricci, e Tozzi

197- 07/2/1987 – 27/03/1987 La pittura delle ironie. Opere di Mimmo Conenna, Fernando De Filippi, Bruno Donzelli, Pablo Echaurren, Oreste Zevole, a cura di Enzo Battarra. La mostra verrà poi presentata alla Expo arte di Bari dall’11 al 15 marzo e quindi di nuova ad Omegna fino al 10 aprile.

198-11/04/1987- 28/05/1987 Gualtiero Nativi, personale, opere degli anni ‘70 e ‘80. Presentazione di Claudio Pizzorusso

199-15/07/1987 - 3009/1987 Collettiva d’estate, opere di Apollonio, Benedetti, Boille, Calderara, Cappello, Caramella, Carnemolla, Caspani, Chersicla, Conenna, di Tommaso, Ghitti, Giuman, Granaroli, Gritti, Minoretti, Nativi, Pace, Piazza, Rava, Ricci e Turcato

200-10/10/1987- 31/10/1987 Beppe Bonetti, personale. Presentazione di Gillo Dorfles

201-14/11/1987- 12/12/1987 Bruno Chersicla, personale

202-09/01/1988- 29/01/1988 Anna Valla, personale, acrilici su tela

203-06/02/1988- 27/02/1988 Bruno Donzelli, personale presentata da Gérard-George Lemaire

204-19/03/1988- 30/04/1988 Vinicio Berti, personale

205-18/06/1988-24/09/1988 Omaggio a Calderara e Mazzon. Dipinti, gouches e ceramiche di Hsiao Chin, a cura di Luciano Caramel

206-01/10/1988- 15/11/1988 Alberto Bardi, personale dell’artista fiorentino. Presentazione di Nello Ponente. Opere datate dal 1974 al 1984

207-19/11/1988- 12/01/1989 Vedere e rivedere, collettiva. Sono esposte opere di: Bellorini, Benedetti, Bianchieri, Bonetti, Buchetti, Caspani, Chersicla, Donzelli, Dragoni, Floriani, Giuman, Granaroli, Gritti, Nelva, Pescador, Pulsoni, Racchi, Rava, Ricci, Valla e Varale.

208-11/02/1989- 10/03/1989 Aurélie Nemours, mostra personale

209-11/03/1989 -22/04/1989 Gotz Grazyna, Lerpa Nes e Torgen Morten, collettiva organizzata in collaborazione con la galleria Zenit di Copenaghen

210-22/04/1989- 19/05/1989 Annibale Biglione e Galliano Mazzon, opere degli anni ’50.

211-10/06/1989- 15 /09/1989 Antonio e Carmela Calderara. 15 opere di Calderara tra dipinti e incisioni e 15 dipinti figurativi della moglie Carmela

212-30/09/1989- 20/11/1989 Teoria dell’irrazionale geometrico, personale di Achille Perilli. Opere del 198071989. Presentazione della monografia dell’Art Center di Parigi

213-18/11/1989- 12/12/1989 18 itinerari + 1 paesaggio, personale di Achille Pace. Presentazione di Lara Vinca Masini

214-24/02/1990- 14/04/1990 Tropos, personale di Bruno Chersicla. Catalogo con presentazione di Vincenzo Guerracino

215-21/04/1990- 30/05/1990 Lacustre, personale di Angelo Molinari. Catalogo con testi di Giovanni Quaglino, Apa, Miklos Varga e Vivian.

216-09/06/1990- 20/09/1990 I foulards di Antonio Calderara. 16 foulards e 3 sciarpe, realizzate dall’artista per la ditta Fiorio di Milano. Produzione in serie. Presentazione di Giovanni Quaglino

217-13/10/1990- 10/11/1990 I colori del vento, personale di Luciano Fiannacca. Catalogo a cura di Luciano Caprile

218-10/11/1990- 12/12/1990 Gianni Mandella, Giancarlo Ossola e Mario Raciti, collettiva. Sono esposte opere degli anni ‘70

219-12/01/1991- 20/02/1991 Bruno Donzelli, Ugo Nespolo, Pippo Oriani, collettiva

220-08/03/1991- 04/04/1991 Angelo Molinari, Gottardo Ortelli, Enrico Pulsoni, collettiva

221-06/04/1991- 02/05/1991 Luigi Boille, Beppe Bonetti, Anna Valla

collettiva

222-04/05/1991- 25/05/1991 Fiori d’acqua dolce per Antonio, personale di Cesi Amoretti. Presentazione di Enzo Cirone

223-01/06/1996 – 30/08/1991 Domenico D’Oora, Sergio Dangelo, Mauro Staccioli, collettiva, sculture

224-28/09/1991- 09/11/1991 Carlo Nangeroni, Gualtiero Nativi, Achille Perilli

225-25/11/1991- 30/03!992 Collettiva di Natale. Sono esposte opere di: Berti, Biglione, Calderara, Caspani, Chersicla, Dangelo, Donzelli, Fiannacca, Hsiao Chin, Mazzon, Molinari, Nangeroni, Nativi, Oriani, Ortelli, Pace, Piemonti, Radice, Rho, Santomaso e Valla

226-25/04/1992- 30/09/1992 Antonio Calderara e Galliano Mazzon, retrospettiva

227-31/10/1992- 19/11/1992 Hsiao Chin e Lorenzo Piemonti

228-28/11/1992 -15/12/1992 Luciano Fiannacca, Angelo Molinari, Claudio Rotta Loria e Anna Valla

229-25/03/1993- 30/04/1993 Le ombre di Talete, personale di Giuliano Giuman

230-08/05/1993- 26/06/1993 Nino Ricci, personale

231-23/0//1993- 29/09/1993 La parete di Antonio Calderara, personale

232-04/10/1993- 15/11/1993 La parete di Walter Fusi, personale

233-20/11/1993- 15/12/1993 Carlo Nangeroni

234-18/12/1993-10/01/1994 Collettiva. Sono esposte opere di: Alberto Bardi, Vinicio Berti, Bruno Chersicla, Carlo Cioni, Mario De Maio, Antonio di Tommaso, Bruno Donzelli, Domenico D’Oora, Giuliano Giuman, Hsiao Chin, Vera Joss, Angelo Molinari, Gualtiero Nativi, Claudio Rotta Loria, Mauro Staccioli, Anna Valla

235-07/05/1994- 09/06/1994 Olio su tela, personale di Mimmo Cotenna

236-18/06/1994- 19/09/1993 Acquerelli e grafica di Antonio Calderaia

237-03/12/1994- 31/12/1994 Contemporanei da collezione. Sono esposte opere di: Attardi, Badiali, Bonalumi, Calderara, Capogrossi, Cappelli, Chersicla, Dadamaino, Daly, Diulgherof, Dorazio, Forgioli, Galli, Ghischia, Hsiao, Calczynska, Mastroianni, Mazzon, Melotti, Munari, Nangeroni, Nemour, Nespolo, Nigro, Perilli, Pozzati, Radice, Staccioli, Tadini, Tilson, Tozzi, Turcato, Valentini, Veronesi.

238-14/01/1995- 23/01/1995 La parete di Albino Galvano, opere anni ’50.

239-28/01/1995- 02/02/1995 Arte Fiera Bologna

240-04/03/1995- 05/04/1995 Disegni e grafica da collezione, personale di Mario Radice.

241-22/04/1995- 31/05/1995 La parete di Ennio Finzi, personale

242-01/06/1995- 30/06/1995 "Andando per misure auree" ALLA FONDAZIONE CALDERARA. Bonetti, G.C.Bargoni, A.Calderaia,B.Chersicla,C.D’Angelo,L.Fiannacca, E.Finzi, C: Hsiao, P.Jacchetti, P.Minoli, A. Molinari, C.Nangeroni, C.Olivieri, A.Valla

243-10/06/1995- 10/09/1995 La parete di Roberto Caspani, retrospettiva

244-30/09/1995- 11/11/1995 La parete di Claudio D’Angelo, personale

245-14/10/1195- 10/11/1995 Andando per misure auree. Sono esposte opere di: Gian Carlo Bargoni, Beppe Bonetti, Bruno Chersicla, Claudio D’Angelo, Luciano Fiannacca, Ennio Finzi, Hsiao Chin, Paolo Iacchetti, Paolo Minoli, Angelo Molinari, Carlo Nangeroni, Claudio Olivieri e Anna Valla

246-15/11/1995- 15/12/1995 La parete di Luciano Fiannacca, personale

247-30/12/1995- 16/01/1996 La parete di Beppe Bonetti, personale

248-20/01/1996- 20/02/1996 La parete di Gian Carlo Bargoni, personale

249-24/02/1996- 20/03/1996 La parete di Chin Hsiao, personale

250-23/03/1995- 20/04/1996 La parete di Claudio Olivieri, personale

251-27/04/1996- 20/05/1996 La parete di Carlo Nangeroni, personale

252-25/05/1996- 25/06/1996 La parete di Paolo Minoli, personale

253-01/07/1996- 26/09/1996 Antonio Calderara e Galliano Mazzon

254-28/09/1996- 24/10/1996 Bruno Chersicla, personale

255-26/10/1996- 20/11/1996 Anna Valla, personale

256-23/11/1996 -15/12/1996 Paolo Iacchetti, personale

257-14/12/1996- 20/01/1997 Collettiva, sculture e ceramiche di: Antico, Bargoni, Berocal, Baj, Cappello, Cascella, Ceccobelli, Cerone, Chersicla, Conenna, Dangelo, Di Bosso, di Tommaso, Esposito, Ghitti, Hilgeman, Iacchetti, Maffioli, Minoretti, Mietz, Piazza, Scanalino, Selmoni, Spizzico, Staccioli e Vicentini.

258-30/01/1997- 25/03/1997 Gian Carlo Bargoni, Sergio Biancheri, Franco Buzzone, collettiva

259-29/03/1997- 25/04/1997 Bruno Donzelli, Walter Fusi, Claudio Granaroli, collettiva

260-31/05/1997- 23/06/1997 Galliano Mazzon, Gualtiero Nativi, Achille Perilli, collettiva

261-28/07/1997- 25/09/1997 Antonio Calderara, Lucio Fonatana, Piero Manzoni, collettiva

262-27/09/1997- 15/11/1997 Ermanno Leinardi, Achille Pace, Antonio Scacabarozzi, collettiva

263-15/11/1997- 15/12/1997 Silvano Scheiwiller, retrospettiva

264-31/01/1998- 20/02/1998 9 Künstler 5 Farben, collettiva. Sono esposte opere di: Adrian, Alviani, Bill, Calderara, Loewensberg, Mavignier, Morellet, Novosad, Wilding

265-28/03/1998- 23/05/1998 Französische Konstruktive, collettiva. Sono esposte opere di Cahn, Gorin, Nemours, Seuphor,Thépot

266-25/05/1998- 25/06/1998 Erich Bucholz (serigrafie), Raimer Jochims (opere degli anni ’70), Martin Krampen (opere recenti), collettiva

267-27/06/1998- 25/09/1998 I colori simbolo, Calderara, Mazzon, Reinhardt (10 screenprints), collettiva

268-31/10/1998- 10/12/1998 Il colore nella pittura informe, Bargoni, Fiannacca, Finzi, collettiva

269-30/01/1999- 25/03/1999 Quattro assi d’Oriente, Kengiro Azuma, Ho-Kan, Hsiao Chin e Li Yuen-Chia

270-27/03/1999- 25/05/1999 Gualtiero Nativi, opere degli anni ’70 e ‘80

271-15/06/199- 25/09/1999 Collettiva d’estate. Sono esposte opere di: Badiali, Ballocco, Berti, Biglione, Bodoni, Calderara, Chin, Dangelo, Diulgheroff, Galli, Mazzon, Mesciulam, Minoli, Nangeroni, Nativi, Olivieri, Pace, Perilli, Radice e Valla

272-25/09/1999- 28/10/1999 Collettiva d’autunno. Sono esposte opere di:Ajmone, Broggini, Cavalli, Cottini, Guarino, Guenzi, Pignatelli e Tagliabue

273-30/10/1999- 24/11/1999 Costantino Guenzi, personale

274-27/11/1999- 18/12/1999 Tori e toreri, personale di Nicola Salvatore

275-22/01/2000- 15/03/2000 Ho-Kan, personale

276-29/03/2000- 18/05/2000 Bruno Donzelli, personale

277-27/05/2000- 20/07/2000 Roberto Caspani, antologica.

278-24/06/2000- 20/07/2000 Rosa Maria Falciola, personale

279-30/09/2000- 15/11/2000 Bruno Chersicla, personale

280-18/11/2000- 16/12/2000 Carlo Nangeroni, personale

281-20/01/2001- 28/02/2001 1 = Bianco, collettiva. Sono esposte opere di Auer, Calderara, Colombo, Conenna, Dadamaino, D’Angelo, De Vriez, Fontana, Matino, Minoretti, Nanni, Pace, Perilli, Rotta Loria, Sabbatici, Scaccabarozzi, Valentini, Valla, Varale, Zen

282-31/03/2001- 23/05/2001 Ennio Finzi, personale

283-26/05/2001- 25/07/2001 Luciano Fiannacca, personale

284-28/07/2001- 22/09/2001 Angelo Molinari, personale

285-29/09/2001- 15/11/2001 Hsiao Chin, personale

286-26/11/2001- 12/12/2001 Libero Ferretti, retrospettiva

287-02/02/2002- 04/04/2002 Pittura e non, collage – assembalge – decollage, collettiva. Sono esposte opere di Krampen, Nanni, Pace, Rotta Loria, Valentini

288-13/04/2002- 25/4/2002 Mario Raciti, personale, opere dal ’64 al ‘74

289-19/05/2002- 15/06/2002 Fernando Picenni, mostra personale opere dal’71al’83

290-29/06/2002- 20/08/2002 Annibale Biglione, antologica

291-25/08/2002- 20/08/2002 collettiva d’estate

292- 22/08/2002- 14/09/2002 Mauro Cappelletti , mostra personale -Arie

293-15/09/2002- 30/09/2002 Bruno Chersicla "Ritratti della mente"

294-30/11/2002- 23/01/2003 Ugo Nespolo, mostra personale – tarsie su legno e panno lenci.

295-25/01/2003- 28/02/2003 Vinicio Berti, mostra antologica

296-29/03/2003- 22/04/2003 Fabrizio Parachini, mostra personale "Reticoli"

297-26/04/2003- 21/05/2003 Collettiva di Primavera, : G- Ajmone, L. Broggini, G.C.Cazzaniga, L. Ferretti, A. Forgiali, G. Guarino, C.Guenzi, P.L.Lavagnino, G.C.Ossola, M.Raciti,

298-24/05/2003-25/06/2003 Ho-Kan

299-28/06/2003-25/09/2003 Omaggio a ANTONIO CALDERARA. S. Dangelo, H:De Vriez, L.Fontana, R.Jochims, E.Leinanrdi, R.P.Losge, C.Olivieri, A.Pace,J.Tilson

300-28/06/2003-25/09/2003 Omaggio a GALLIANO MAZZON: M.Ballocco C.Badiali, A.Biglione, A.Galvano.A, Garau, Ho-Kan, M.Krampen, C.Nangeroni, G.Nativi, A.Perilli.

301-27/09/2003-23/10/2004 G.C,Bargoni. V.Berti. L.Boille. R.Caspani. L.Fiannacca. E:Finzi. C.Hsaio. G:Ortelli. E:Pulsoni.

M.Schifano.

302-25/10/2003-25/11/2003 C.Amoretti. M.Benedetti. B.Chesricla. M.Conenna.

B.Donzelli. P:Echauren. W:Fusi. C:Gritti. U.Nespolo

P.Oriani.

303- 27/11/2003-27/01/2004 E.Finzi. C.Nangeroni. R. Rizzato

304- 27/11/2003-27/01/2004 Collage di Aldo Racchi

305- 31/01/2004-26/02/2004 F.Buzzone. C.D’Angelo. F.De Filippi. G.Giuman.

L.Marengo. P.Minoli. L.Pescador. N.Varale. A.Valla

306- 28/02/2004-27/03/2004 SEGNO E MATERIA:A. Bardi- M.Cappelletti-

A.Buchetti- G.P. Colombo- D. D’ora- V. Matino

    1. Molinari- N.Ricci- E. Girello- G. Madella.
      1. 24/04/2004-20/05/2004 POETI DELLA ATERIA.
      2. Paolo BARLUSCONI Gian Piero COLOMBO- Claudio ROTTA LORIA- Giuseppe

        RUBICCO- Testo di Enzo De Paoli

      3. 19/06/2002-23/07/2004 CORRENTIA: B.Aller- A. Bertolini-

L. Boille- M. Facchinetti- A. Pace

309 25/09/2004 – 08/12/2004 ACHILLE PACE

310 11/12/2004 – 26/01/2005 SOTTO L’ALBERO – Cappelletti- Chersicla- Fiannacc- Finzi-

Ghilardi- Ho, Kan- Hsiao,Chin- Molinari-Nangeroni-Nespolo-

Oriani – Pace- Parachini-Pulsoni-Racchi- Rizzato-

311 29/01/2005 – 19/03/2005 GUALTIERO NATIVI- Opere 1970-1996

312 19/03/2005 – 25/05/2005 RNNIO FINZI- I versi del colore

313 25/06/2005 – 2/09/2005 M.A.C.- Galliano MAZZON- La Scuola e Amici. A. Biglione

    1. Galvana- A: Garau- E+C Graeser-A. Hebin- M. Krampen-

P.Mesciulam- G. Monnet- B. Manari- M. Nigro- A. Parisot.

    1. Soldati- L. Veronesi.

314 22/10/2005 - 6/12/2005 Omaggio a Paolo Minoli e Gottardo Ortelli

315 10/12/2005 – 26/1/2006 Rivisitazione e Integrazione "ANDANDO PER MISURE

AUREE" –Bargoni-Bonetti-Calderara-Chersicla-D’Angelo-

Fiannacca- Finzi- Hsiao- Iacchetti- Minoli- Molinari-

Nngeroni-Olivieri- Valla-      316    INTEGRAZIONE: Aller-Bazzoni

Bertolini-Berti-Cappellett-Caspani-Donzelli-Facchinetti-Fusi

HoKan- Krampen-Leinardi-Mazzon-Nespolo-Pace-Parachini-

Picenni-Pulsoni-Raciti-Rizzato-Scheiwiller-Sirello

317 28/01/2006 –26 /03/2006 Hsiao Chin Opere 1965-1995

318 Aprile- Settembre 2006- I^ mostra 40° della Galleria

319 " " " II^ mostra 40° della Galleria

320 " " " III^ mostra 40° della Galleria

321 " " " IV^ mostra 40° della Galleria

322 " " " V^ mostra 40° della Galleria

323 28-10-2006- 23-11-2006 Selezione Artisti della Galleria: Bellorini-Biancheri-Caspani

Crivelli-Donzelli-Dulle Griet-Facchin-Fiannacca-Gambino

Granaroli- Hsiao Chin-Ho-Kan—Nespolo-Pace-Picenni- Ranucci-Ricci-Staccioli- Valentini- Valla-

324 26-11-2006 – 20-01-2007 Verso l’astrazione geometrica: Walter Fusi –

Claudio Granaroli – Fernando – Picenni

325 27-01-2007 – 20-03-2007- Segno – Gesto e Materia:

Luciano Fiannacca – Angelo Molinari – Anna Valla

326 31-03-2007 – 26-04-2007- FISICITA’- SPAZIO- EMOZIONE

Giancarlo BARGONIi- Ennio FINZI – Claudio OLIVIERI

327 28-04-2007 – 24-0-2007 GIANCARLO BARGONI -Opere Scelte

328 26-05-2007 – 28-06-2007- Claudio OLIVIERI Opere scelte

329 Giugno –Settembre 2007- Ennio FINZI Il colore nella pittura

330 Settembre – Gennaio 2008- Autunno con l’arte contemporanea

331 Gennaio – Febbraio Sculture e ceramiche- Artisti della Galleria

332 Febbraio - Aprile Martin KRAMPEN – Decolage- Scoprire gli strappi

333 Aprile –Giugno BARGONI Giancarlo –"La luce delle cose"

334 Giugno – Sttembre CALDERARA – MAZZON nel trentennale della scomparsa

335 Settembre – Ottobre V. BERTI – A.VALLA mostra d’apertura stagine 2008-2009

336 Novembre – Dicembre HO-KAN - NATIVI

337 Dicembre - Febbraio CHERSICLA - NESPOLO

338 Settembre 2009 Collettiva d’apertura

339 Ottobre- Novembre Documenti d’arte cont. :Bruzzone- Minoli-Nangeroni-Sirello

340 Novembre- Gennaio 2010 Grafiche d’atore

341 Gennaio – Marzo 2010 ASSEMBLAGE- COLLAGE- DECOLLAGE

S. Dangelo- M.Krampen- A.Pace- W.Valentini

342 Marzo – Maggio 2010 PITTURA-PITTURA MILANO -Opere anni ‘70

G. GUARINI-C.GUENZI-G.C. OSSOLA- M. RACITI

343 Giugno- Settembre Selezione Artisti della Galleria

344 Settembre 9. Artisti x 5 colori : M. Adrian- G. Alviani- M. Bill.- A. Caldearara

V. Loewemsberg- A. Mavigne –F. Morellet- K. Novosad

L. Wilding.

345 Ottobre -Novembre L’ANGOLO FUTURISTA: Renato DI BOSSO- Pippo ORIANI

346 Novembre -Gennaio 2011 Mostra del piccolo formato: C: Bazzini- B. Bonetti

F. Bruzzone- A. Calderara- B. Chersicla- C. D’Angelo

C. Facchinh- L. Fiannacca. E. Finzi- P. Jiachetti- a. Molinari

U. Nespolo- A. Pace- F. Parachini- O. Piazza- L. Piemonti

A. Racchi- R. Rizzato- E. Sirello-S. Viaggio

347 Gennaio- Febbraio Dopo il futurismo: Bruno CHERSICLA- Bruno DONZELLI

Ugo NESPOLO- Çucio RANUCCI

348 Febbraio- Marzo Astrattismo Classico: Pino DE LUCA- Albino GALVANO- Galliano MAZZON- Gualtiero NATIVI- Joẻl STEIN

349 Marzo- Aprile Fernando DE FILIPPI- Ho KAN- Chin HSIAO- Carlo NANGERONI

350 Aprile Maggio Vinicio BERTI- Sergio DANGELO- Gottardo ORTELLI-

Enrico PILSON I

351 Giugno- Settembre Collettiva d’estate- ARTISTI DELLA GALLERIA

352 Settembre- Ottobre Omaggio a Vanni e Silvano SCHEIWILLER

353  Ottobre Gennaio Omaggio a- Ennio FINZI-Ottobre 2011-Gennaio-2012 Ottantanni con tanta voglia di colore

354 -Gennaio-Aprile 2012- Hsiao   Chin

 

 

 

 

 

 

                                                                        La Galleria Spriano: per una ricerca astratta

 

Contesto storico

Nel fervido e contraddittorio decennio compreso tra il 1958 e il 1968, l'Italia, così come la maggior parte dei paesi industrializzati dell'Occidente, visse una stagione di sorprendente benessere economico, dominata da un crescente incremento dell'industria dei beni di consumo, incremento supportato peraltro da una affermazione sempre più massiccia dei mass media ed in primo luogo della televisione. "Il fordismo, ovvero la produzione in serie di beni di consumo, e il consumismo divennero l'anima di questa nuova epoca". L'inusitata crescita dell'industria elettrodomestica italiana fu una delle espressioni più caratteristiche del "miracolo", così come la produzione automobilistica capeggiata dalla Fiat, il settore delle macchine da scrivere, con in testa l'Olivetti e ancora la produzione di materie plastiche. La crescita sproporzionata di quei settori produttivi orientati soprattutto verso l'esportazione, causò la cosiddetta "distorsione dei consumi", ovvero si ebbe un incremento esasperato dei beni di consumo a discapito di un corrispettivo sviluppo dei consumi pubblici: ad un aumento repentino dei beni di consumo privati si affiancava una generale arretratezza dei beni di prima necessità. "Il modello di sviluppo sotteso al boom implicò una corsa al benessere tutta incentrata su scelte e strategie individuali e familiari, ignorando invece le necessarie risposte pubbliche ai bisogni collettivi quotidiani". In questa società neocapitalista, la specificità dell'individuo rischiò di soggiacere al dominio dell'oggetto, la sua personalità rischiò di perdersi e identificarsi nel possesso dei beni acquisiti. La cultura guardò con occhi critici

questa trasformazione di cui coglieva gli aspetti più inquietanti: l'identificazione della personalità nei beni posseduti, lo sperpero di risorse in un "consumo vistoso", l'angustia di un orizzonte dominato dalla tecnologia. La crescente dipendenza dell'uomo dall'oggetto e dalla sua produzione meccanizzata divenne così il costante motivo di riflessione per gli intellettuali europei e statunitensi. In Italia e in Francia gli studi sulla Fenomenologia husserliana riportarono il tema del rapporto fra coscienza individuale e realtà "cosale" e la considerazione dell'oggetto, del panorama artificiale all'interno del quale si svolgeva ormai l'esistenza collettiva, della necessità di sottrarsi ad un mondo fatto esclusivamente di valori produttivi, provocò nell'arte una reazione critica che contribuì in misura rilevante alla presa di coscienza della nuova realtà, della quale si avvertivano oscuramente le insidie. In campo letterario lo scottante tema del rapporto tra cultura e politica industriale dà avvio, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, ad un intenso dibattito culturale. Sarà la rivista bolognese "Officina" - fra il 1956 e il 1959 - a porre per prima tale argomento nei confronti dell’utopia di un mondo industriale rinnovato e a misura d’uomo, denunciando al tempo stesso l’inevitabile alienazione prodotta dal lavoro in fabbrica. Dalle pagine della rivista "Menabò" (numero 5, 1962 ???), Umberto Eco sottolinea l’opportunità di fare della alienazione contemporanea il carattere stilistico del nuovo romanzo, che deve adoperarsi per riprodurre mimeticamente la disgregazione e la schizofrenia del mondo industriale avanzato, avvicinandosi così alla proposta già suggerita da Edoardo Sanguineti e preannunciando le esperienze concrete realizzate di lì a poco da Paolo Volponi il quale metterà in scena alienati e folli in stretto contatto con la civiltà delle macchine (Memoriale, 1962). A livello di diffusione di massa fu Michelangelo Antonioni con L'eclisse (1962), Blow up (1966) e Zabriskie point (1969) a scandire quel decennio con una riflessione sempre più incalzante sull'alienazione dell'uomo occidentale in un universo in cui l'alternativa si poneva più fra distruzione e rivoluzione. Il miracolo italiano accrebbe in modo drammatico il divario tra Nord e Sud della penisola, tutti i settori in rapida espansione erano infatti situati nel nord-ovest e in alcune aree centrali e nordorientali del paese: insomma il boom economico fu un fenomeno prettamente settentrionale, il che comportò un imponente flusso migratoria dalle regioni meridionali dell'Italia. Questo nuovo assetto economico-sociale non poté, naturalmente, non riflettersi sull'andamento del mercato artistico, con una diffusione capillare delle gallerie private nel centro-nord del paese – e con una quasi totale assenza delle stesse nel sud della penisola -, di cui Milano veniva a rappresentarne il fulcro, così come ricorda anche M. Fin in Milano com'è. La cultura nelle sue strutture dal 1945 a oggi. Inchiesta, del 1962: "Milano è la sede ove si svolge il più intenso commercio di quadri e di sculture, disegni e ceramiche: i maggiori collezionisti privati vivono o fanno capo a Milano; i più noti mercanti hanno a Milano le loro gallerie, gli artisti sanno che il valore economico delle loro opere viene determinato a Milano". In questo contesto di apparente serenità economica, il mondo del mercato dell'arte seppe sfruttare appieno le possibilità di una società sempre più ricca ed aperta. Nell'immediato dopoguerra le gallerie private, costrette durante il conflitto a chiudere i battenti o a sfollare dai grandi centri abitati per rifugiarsi in provincia, ripresero prontamente campo, dando avvio ad una profonda riorganizzazione dell'intero settore, che avrebbe portato nel giro di un decennio, in relazione naturalmente alla nuova struttura socio-economica che andava definendosi, ad una preminenza della figura del gallerista quale promotore imprescindibile per la nuova diffusione e commercializzazione dell'arte. "Così se i primi quaranta anni del secolo hanno visto crescere la storia dell’arte nei caffè dove si incontravano gli artisti, il dopo guerra ha snocciolato una catena di movimenti e protagonisti nati all’interno delle gallerie d’arte private: sono queste ad aver assunto il ruolo di centri di smistamento culturale oltre che economico, di punti di riferimento per i critici oltre che per i compratori". La ricerca artistica, cogliendo anticipatamente i germi di questo nuovo clima marcato da una profonda angoscia esistenziale, portò alle estreme conseguenze questa sua indagine speculativa, assumendo spesso posizioni contestatarie contro l'irrigidimento dell'arte nella stanca ripetizione di moduli stilistici consolidati e contro le insidie di un mercato che già si faceva pesantemente condizionante. L'esperienza di Azimut, fondata a Milano nel 1959 da Enrico Castellani e Piero Manzoni, si colloca proprio in questo orizzonte, nella necessità di riscattarsi dalla generale crisi dei linguaggi, nel bisogno di affermare un nuovo "oltre". Il fatto che la galleria fosse gestita direttamente dai due artisti – diversamente dalle altre gallerie milanesi - , rispondeva di certo alla necessità di svincolarsi da una realtà di mercato ormai opprimente, nel tentativo di proporre un'arte nuova, adottando spesso un atteggiamento fortemente provocatorio e ponendosi come alternativa ad un sistema ormai assestato.

Il mutamento che allora si andava compiendo nell’ambito della ricerca artistica è registrato dalla più vecchia istituzione espositiva periodica a carattere internazionale, ovvero la Biennale di Venezia. L’edizione del 1958, con la nuova gestione affidata a Gian Alberto Dell’Acqua, viene ancora investita dell’annosa querelle tra figurazione e astrattismo. Gli attacchi più duri vengono mossi dalla stampa comunista ed in particolare da Antonello Trombadori che dalle colonne de "Il Contemporaneo" (3 giugno 1958) stigmatizza la manifestazione come "La Banale di Venezia" e denuncia apertamente la collusione mercato-alta cultura-critica moderna, in altre parole Guggenheim, Lionello Venturi e Nello Ponente, quale sistema stesso dell’esposizione. La XXX Biennale segna il trionfo dell’informale, nelle sue componenti materiche, espressioniste ed astratte, nonché l’egemonia ancora tutta europea in campo artistico; tuttavia già in questa occasione da più parti si lamenta una fase ormai discendente della corrente informale ("Il Verri" dedicherà uno speciale nel giugno del 1961 a questa corrente e Umberto Eco concepirà l’informale come opera aperta, ovvero "come proposta di un "campo" di possibilità interpretative, come configurazione di stimoli dotati di una sostanziale indeterminatezza, così che il fruitore sia indotto a una serie di "letture" sempre variabili; struttura, infine, come "costellazione" di elementi che si presentano a diverse relazioni reciproche") e la dialettica "Europa – America" diventa oggetto fondamentale del dibattito critico in quegli anni. La "Biennale di transizione", quella del 1962 vede tentativi di nuovi orientamenti post-informali; si va declamando la morte dell’informale ed insomma il clima che si respira è di attesa di un profondo cambiamento. Nel 1963, un altro numero speciale de "Il Verri", intitolato Dopo l’informale riunisce i contributi di numerosi critici – Gillo Dorfles, Maurizio Calvesi, Enrico Crispolti, Filiberto Menna, Renato Barilli, Edoardo Sanguineti, Cesare Vivaldi, Alberto Boatto e Marisa Volpi – e di alcuni artisti per fare il punto sul divenire dell’arte visuale, sulle poetiche nascenti e gli attori di questo cambiamento. Enrico Crispolti apre il suo contributo "Neoconcretismo, arte programmata, lavoro di gruppo", con queste parole: "Le mode nuove avanguardistiche più avanzate da un paio d’anni – e anche meno – a questa parte, nell’arte mondiale, sono sostanzialmente due; il neodadaismo e il neoconcreto. Così annotavo alla fine della primavera '62 nel testo per il catalogo della notevole mostra bolognese "Nuove Prospettive della pittura italiana", e potrei subito ripetere l’affermazione, ora a circa un anno e mezzo di distanza, tuttavia già con una differenza alquanto significativa: che da o, meglio, accanto al neodadaismo si è imposta, con anzi maggior virulenza di moda, la pop(ular) art; come da, o meglio, accanto al neoconcretismo (o neocostruttivismo, o neogestaltismo, addirittura, come ultimissimamente si cerca chiamare), si è imposta, con più chiara configurazione che non per lo innanzi e con maggior proselitismo, l’‘arte programmata’. Forse oggi si potrebbe tentare l’individuazione di una terza ‘moda’: quella della ‘nuova figurazione’. Tuttavia mentre le prime sono formalmente identificabili con un certo margine di particolari comuni, quest’ultima si presenta molto indefinita e labile, serpeggiando del resto nell’ambito stesso della pop art, per esempio". Crispolti indaga analiticamente le nuove correnti che si pongono come un superamento dell’informale, mettendone in luce in realtà la loro filiazione, ora prettamente ideologica ora formale. Sempre nell’esposizione del 1962 si inizierà peraltro una aspra critica nei confronti della logica dei premi e nelle reazioni suscitate da tale politica si possono già cogliere gli elementi che alimenteranno la contestazione del 1968 contro l’istituzione e il funzionamento stesso della Biennale. Nel 1964 si assiste alla dirompente penetrazione della corrente pop in Italia, benché i pop artists fossero già più che noti in ambiente critico e nel mondo del mercato artistico, tuttavia essi furono una vera e propria rivelazione per la massa dei visitatori dell’esposizione e per i lettori della stampa quotidiana. Lo scandalo suscitato dalla loro presenza fu certo accresciuto, non solo dalla montatura pubblicitaria che precedette il loro arrivo – la precisa scelta degli artisti americani, quali Jim Dine, Jasper Johns, Morris Louis, Kenneth Noland, Robert Rauschenberg, Frank Stella, John Chamberlain, Claes Oldenburg, fu frutto di una ponderata politica culturale voluta dal Presidente John Kennedy – ma certo ancor più dal tono fortemente nazionalistico con cui il commissario del padiglione americano Alan Solomon aprì la presentazione scritta per il catalogo della XXXII Biennale di Venezia: "Nel momento attuale gli europei si rendono conto della continuità dell’influsso americano nelle arti, esercitato per la prima volta dalla generazione degli espressionisti astratti e ora portato avanti, con vitalità rinnovata, da un ‘altra generazione di artisti che seguono molte vie diverse. Numerosissime esposizioni delle opere di pittori e scultori espressionisti post-astratti sono state organizzate in Inghilterra, Svezia, Olanda, Germania, Danimarca, Italia e in altri paesi, accolte con entusiasmo dalla critica e con vasti consensi dal pubblico. Tutti riconoscono che il centro mondiale delle arti si è spostato da Parigi a New York". La critica italiana ed europea pur accettando l’attribuzione del premio a Rauschenberg, rimane tuttavia fortemente indignata dinanzi alla forte provocazione americana; così Crispolti in "Marcatrè" (8-9-10, 1964): "Tuttavia il modo con il quale il premio a Rauscenberg è stato imposto, esteriormente, da un’operazione massiccia e questa volta addirittura ufficiale, dico governativa, statunitense, non può che destare le più vive perplessità, sia riguardo ad un tentativo insulso di colonizzazione culturale, sia sotto il diverso profilo della mancanza di responsabilità ed autorità da parte dei personaggi direttivi di questa Biennale". Il fatto inoltre che fosse stato concesso dagli stessi dirigenti dell’esposizione una sorta di padiglione bis statunitense (una mostra complementare nella sede di San Giorgio 699, così come da catalogo), fa sospettare favoreggiamenti politici, tanto più palesi quando, una volta attribuito il premio a Rauschenberg alcuni suoi quadri vennero trasportati nel padiglione ufficiale della Biennale.

Dopo l’acceso clamore del 1964 si assiste nel 1966 ad una Biennale dai toni molto più pacati. La pop art sarà ancora presente ospitando nel padiglione americano un artista come Roy Lichtenstein, tuttavia l’entusiasmo si è andato generalmente smorzato e certa parte della critica decreta che pop art e op art sono liquidate in favore di "un’arte ludica". Il 1966 vede il riconoscimento ufficiale dell’arte programmata – e di conseguenza dell’estetica cara ad Argan - con l’assegnazione del premio all’argentino Julio Le Parc. Gli artisti statunitensi presentati alla Biennale appaiono alquanto deludere le aspettative soprattutto di certa parte della critica, mentre il padiglione italiano suscita pressoché unanimi consensi, presentando artisti come Fontana, Burri, Dorazio e Turcato; comunque tutti, o quasi, concordano nel dichiarare questa Biennale piatta ed opaca e questo clima dà adito alla ripresa del dibattito intorno al rinnovo dello statuto dell’esposizione veneziana.

La Biennale del 1968 si apre in un clima già surriscaldato dai movimenti studenteschi ed operai della primavera '68, la XXXIV esposizione è contrassegnata dall’esplodere dunque della contestazione, parte degli espositori decide di chiudere il padiglione centrale, gli svedesi faranno lo stesso e anche alcuni francesi. Inoltre venti dei ventitre artisti italiani invitati rifiuteranno di esporre le loro opere. Gastone Novelli, con un gesto fortemente provocatorio, rivolta i propri quadri contro le parte e sui telai vi scrive "La Biennale è fascista". Si assiste insomma ad una forte critica nei confronti del sistema politico, del sistema dell’arte, ed in particolare verso un’istituzione obsoleta ed agonizzante. Il dibattito più forte verterà appunto sulla riforma o sulla morte della Biennale veneziana, molti fortunatamente furono a favore della necessità di un rinnovamento della vecchia istituzione e questo atteggiamento porterà nel 1973 ad un nuovo statuto.

Nel 1964 si assiste dunque ad un clamoroso cambiamento nell’andamento del mercato artistico internazionale. New York diviene il nuovo centro di diffusione dell’arte contemporanea. L’avvento della pop art – si potrebbe dire quasi imposta dal governo americano – sul mercato europeo comportò anche un preciso schieramento da parte delle gallerie private: alcune, ancor prima della conclamazione veneziana, si accostarono alle nuove mode internazionali, altre continuarono nella promozione dei consolidati nomi della tradizione italiana; queste ultime, soprattutto all’inizio degli anni Sessanta, incentivarono più o meno inconsciamente, il fenomeno dei falsi, dovuto al forte squilibrio creatosi fra la domanda e l’offerta. Si assiste dunque, con l’aprirsi del nuovo decennio, ad un processo di internazionalizzazione commerciale sempre più accentuato, sostenuto peraltro anche dalle case d’asta, la cui importanza ha ricoperto un ruolo determinante nella definizione delle quotazioni artistiche.

Pare interessante ora riportare l’intervista al gallerista Guido Le Noci, pubblicata in Domus, nella serie "I mercanti d’arte" del 1962, per comprendere ancor meglio la situazione artistica e commerciale del periodo considerato: "Ho cominciato ha fare il mercante d’arte nel '40, ufficiosamente, e nel '43 ufficialmente, a Como, dove sfollai durante i bombardamenti dell’agosto…A Como aprii la prima galleria della mia vita, la Borromini…Finita la guerra mi trasferii con la Borromini a Milano, in via Manzoni, a un quarto piano…Dalla Borromini, che chiusi nel '50 perché assalito dal fisco, passai ad altre esperienze della mia carriera di mercante d’arte…per approdare finalmente alla galleria che sognavo da anni, all’attuale Apollinaire, che aprii il diciassette dicembre 1954, alle ore diciassette. Da questo momento cominciai a guardare a Parigi come alla mecca dell’arte…cominciai a scoprire quello che faceva al caso mio e cominciai a portare artisti nuovi a Milano…ed è a questo punto che comincio ad essere tacciato di esterofilo, in senso di negatore dell’arte italiana. Ma se guardiamo i fatti, non c’è chi non possa riconoscere che è grazie a due o tre gallerie come la mia, se oggi Milano, dopo Parigi, è considerato il centro artistico e commerciale più importante d’Europa…se abbiamo aperto un traffico commerciale di scambi artistici con l’estero…È grazie al boom dell’arte (astratta) che abbiamo creato noi a Milano se il fenomeno si è esteso a Roma, a Torino, facendo spuntare nelle province gallerie che automaticamente si inseriscono nel giro culturale e commerciale della pittura internazionale. Infine, è sempre grazie a quelle due, tre gallerie come la mia se oggi Milano, da un anno, conta un’agguerrita galleria specializzata in aste di pittura astratta, la quale richiama, oltre al nostro un pubblico di collezionisti, di mercanti, speculatori che arrivano da tutti i paesi, provocando da una parte la nascita di Finarte che ha già al suo attivo una grossa asta…e fatalmente, dall’altra, una serie organizzata di bru bru, che per me sono i veri maneggioni necessari e insostituibili per creare un vero mercato artistico ufficiale: sono essi che danno forza e prestigio alle gallerie e allargano il commercio artistico senza avere una galleria…sono sempre esistiti e sempre esisteranno; sono dei personaggi indispensabili all’ambiente artistico; oggi questi bru bru viaggiano in aereo, in vagone letto, e vanno e vengono da Parigi, da Londra e da tutti i centri europei dove c’è da fare affari…In una parola, se alla base del mercato artistico non ci fosse il piccolo cabotaggio dei bru bru, i medi speculatori pseudo collezionisti, i corniciai che creano un giro enorme d’affari assolutamente sconosciuto all’ambiente qualificato, se non ci fossero in somma i deprecati grossisti privati e i collezionisti mercanti, il mercato dell’arte non esisterebbe…perché i veri amatori, cioè i veri collezionisti…da soli non potrebbero dar vita a un grande e vasto mercato artistico come quello oggi esistente in Italia…

Parigi è per me il centro vitale dove si sviluppa – come a suo tempo furono Firenze e Venezia – l’arte del nostro tempo. Ma la ragione profonda del mio attaccamento alla Scuola di Parigi è che è qui che nasce, si sviluppa e si afferma il meglio dell’arte. Oggi si è aperto il discorso anche sulla neonata Scuola Americana, con la quale un giorno senza dubbio, faremo i conti; ma io non faccio come i mercanti, i critici, gli artisti, i collezionisti americani, a cui, ahimè, si affiancano anche alcuni simpatizzanti europei, i quali per influenzare il collezionismo ufficiale europeo (è la tecnica degli impreparati) si mettono a sentenziare, a gridare se occorre, e a scrivere che la pittura europea è morta, che la Scuola di Parigi non esiste…Io dico che la pittura americana è la pittura di un popolo nuovo dagli immensi sconfinati spazi vergini, per cui, come pare, un giorno potremmo assistere al miracolo di una nuova civiltà pittorica…".

La lunga e pur tuttavia necessaria apologia di Guido Le Noci, qui riportata, mette in luce tre aspetti fondamentali: il passaggio allora in atto dell’asse commerciale Europa-America (Parigi cede lo scettro a New York), il ruolo rilevante assunto dalle città di Milano, Roma, Torino, quali centri di diffusione dell’arte contemporanea ed infine la puntuale descrizione del sistema del mercato artistico, quale ancora oggi sostanzialmente si presenta.

A Milano, fra le gallerie cosiddette d’avanguardia, oltre all’Apollinaire di Guido Le Noci, tra le prime ad aprirsi ai gruppi internazionali come i Nouveaux Realistes, vanno ricordate, la già citata Galleria Azimut di Enrico Castellani e Piero Manzoni significativa, pur nella brevità della sua esperienza, per i rapporti intrattenuti con l’avanguardia europea ed in particolare con il Gruppo Zero di Düsseldorf e il GRAV (Groupe de Recherche d’Art Visuelle) di Parigi; l’altrettanto sperimentale Galleria Pater, che presentò nel 1958, la prima personale di Piero Manzoni e a partire dal 1960 una serie di mostre collettive e personali del milanese Gruppo T; la Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti, i cui interessi furono orientati prevalentemente oltreoceano (stretti furono i contatti con Leo Castelli, Betty Parson, Martha Jackson e Sidney Janis, oltre che con numerosi artisti americani) - nel 1966 con la personale di Giulio Paolini, l’attenzione della Monti si sposterà verso le emergenti ricerche concettuali e poveriste - e naturalmente la Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo, da sempre sostenitore dell’avanguardia più attuale. A Roma vanno annoverate tra le altre la Galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani, tra le prime ad interessarsi di arte processuale e concettuale, oltre alla promozione degli esponenti del Gruppo Zero e del Nouveau Réalisme; L’Attico di Fabio Sargentini, che a partire dal 1967 diventa un punto di riferimento dell’arte povera; La Tartaruga di Plinio De Martiis, interessata alla corrente pop romana ed in stretto rapporto con New York grazie ad artisti quali Cy Twombley e Salvatore Scarpitta. Nel 1962 viene aperta, sempre nella capitale, una succursale della Galleria Internazionale Marlborough diretta da Carla Panicale. A Torino vanno infine ricordate la Galleria Notizie di Luciano Pistoi, inizialmente in linea con le scelte del critico Michel Tapié – e precisamente fino al 1960 quando Tapié fonda a Torino l’ICAR, International Center of Aesthetic Research – per poi passare, intorno al 1966, quando la Galleria si sdoppia in Notizie 1 e 2, verso una linea razionalista spesso posta a confronto con precedenti storici e con ricerche più recenti; la Galleria Il Punto fondata da Bartolomeo Pastori nel 1962 e diretta fino al 1964 da Gian Enzo Sperone, rivolta alle correnti della Nuova Figurazione e della Pop Art americana. Dopo la dipartita di Sperone, Remo Pastori si orienterà verso le declinazioni europee ed italiane della Pop Art, per poi abbracciare, a partire dal 1969, la poetica della pittura analitica; La Galleria Gian Enzo Sperone, aperta nel 1964 e orientata da subito verso la Pop Art americana ed europea - Sperone intrattiene stretti rapporti con la cultura internazionale, nel 1962 incontra infatti a Parigi Ileana Sonnabend con cui collabora fino alla metà degli anni ’70 e Leo Castelli, con il quale stringe un solidale rapporto sin dal 1969 -. Nel 1967 con la mostra "Con Temp L’Azione" – organizzata in collaborazione con le gallerie Il Punto e Stein -, la galleria Sperone, aprirà le porte agli artisti dell’Arte Povera e poi, verso il 1969, all’Arte Concettuale; ed infine va menzionata la galleria Christian Stein, nata come spazio dedicato alle nuove tendenze, con un riguardo particolar rivolto all’Arte Povera e l’Arte Concettuale.

Molto schematicamente, queste furono le gallerie che nel corso degli anni Sessanta e Settanta, promossero le ricerche artistiche più innovative, spesso instaurando anche proficui rapporti internazionali; tuttavia in tal contesto non si possono sottacere anche le pesanti limitazioni imposte al mercato italiano che, a differenza del sistema americano, non poté pressoché contare sulle vantaggiose alleanze tra gallerie private e musei pubblici da un lato e tra gallerie e capitale imprenditoriale dall’altro, e ciò sia a causa delle norme fiscali vigenti nel nostro paese, sia a causa dell’inesistenza di musei d’arte moderna: gli unici allora attivi erano la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma diretta da Palma Bucarelli, la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, inaugurata nel 1959 sotto la direzione di Vittorio Viale nella nuova sede progettata dagli architetti Bassi e Boschetti – e la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia a Ca’ Pesaro.

A tale proposito non pare inopportuno riportare a conferma di ciò alcuni passi tratti da un’intervista rivolta ad uno dei protagonisti della scena di quegli anni, Carlo Cardazzo: "La legge sul fisco…è anche una delle ragioni essenziali che hanno contribuito a sviluppare in modo così esteso il collezionismo americano. Chi regala un quadro ad un museo vede defalcata la cifra del suo valore dal proprio imponibile, che può così essere ridotto considerevolmente, e oltre a tutto il quadro viene valutato secondo le quotazioni più recenti. Conosco il caso di un americano che donò a un museo un quadro che aveva pagato 3000 $; dall’imponibile il fisco gli detrasse il valore più recente di quel quadro valutato in 40.000 $. In America poi, al fenomeno del collezionismo privato… se ne aggiunge un altro, quello dei Musei e delle Fondazioni, acquirenti importantissimi. In questo modo il pubblico americano ha oggi a disposizione i più ricchi musei d’arte contemporanea del mondo. [Quanto all’Italia]… Roma, Torino e Venezia sono praticamente le sole città che si preoccupano di assicurarsi una raccolta d’arte contemporanea. Milano è il vero centro del mercato italiano…eppure a Milano manca una Galleria d’Arte Moderna, se non si è così generosi da considerare tale quel padiglione che espone un centinaio di quadri alla Villa Reale".

Per quanto concerne la struttura del mercato dell’arte contemporanea, questa appare configurarsi lungo alcune direttrici ancora oggi sostanzialmente mantenute: accanto alle gallerie d’avanguardia, dirette da mercanti innovatori – come quelle innanzi ricordate – si situano le gallerie che trattano valori artistici ormai ampiamente riconosciuti e consolidati storicamente e le gallerie di piccola o media importanza, che costituiscono la fascia più ampia del mercato, diffuse in modo capillare nel territorio e le sole presenti in provincia; la loro attenzione può rivolgersi tanto alla rivalutazione storico-critica di particolari tendenze, quanto all’ "esordio" di nuove ricerche artistiche anche se poi non sono in grado di sostenerne il lancio promozionale. Così come già ricordava Guido Le Noci nell’intervista rilasciata a Domus nel 1962, vi è anche un altro aspetto e di ampia portata, del mercato artistico, che corre parallelo alle sue strutture ufficiali, ovvero il commercio clandestino, "sommerso", dei beni artistici; sebbene molti galleristi non neghino l’apporto di questi mediatori irregolari nell’ampliare il raggio delle loro vendite – così per esempio lo stesso Le Noci e Cardazzo – tuttavia è pur vero che un siffatto mercato non può che danneggiare le gallerie "a regime ufficiale", tanto che già nel 1961 nasce il Sindacato Nazionale Mercanti d’Arte Moderna - il cui presidente è il gallerista Ettore Gian Ferrari – i cui scopi consistono nel rappresentare e tutelare gli interessi morali, economici, culturali della categoria, prestare attenzione agli associati per la tutela degli interessi di settore e aziendali ed esaminare le problematiche categoriali; designare o nominare i propri rappresentanti in consessi, enti, organismi per i quali la rappresentanza degli interessi del settore sia richiesta e reagire alle scorrettezze del mercato clandestino.

A partire dal 1970 circa, si afferma poi una nuova dimensione del mercato artistico di taglio prettamente commerciale, ovvero le fiere d’arte contemporanea, di cui vanno ricordate, in Italia, la fiera di Bologna tra le più importanti e tuttora attiva e quella di Bari – inauguratasi nel 1976 -, finanziata dell’Ente Fiera del Levante ed avente lo scopo di vitalizzare il mercato artistico del Sud.

I primi anni Settanta si aprirono all’insegna delle contestazioni di piazza, della rivolta politica e delle lotte operaie. La necessità di uscire da un mondo separato dalla massa sociale per ritrovare nella collettività il senso del proprio operare e quindi, per l’arte, di uscire dal chiuso della propria specificità, diede vita, tra la fine degli anni Sessanta e lo schiudersi degli anni Settanta, a forme di lavoro di gruppo a carattere interdisciplinare nel tentativo di rendere collettiva la creatività artistica. Questo atteggiamento, operante principalmente nel tessuto urbano e denominato genericamente arte ambientale, confluì rapidamente, a seguito dell’incalzare degli avvenimenti politici in Italia, in quella corrente, chiamata in modo altrettanto convenzionale, arte nel sociale. L’idea che l’intellettuale e l’artista dovessero ritrovare il proprio ruolo nella dinamica sociale attraverso la diretta partecipazione, ognuno con i propri strumenti, alla lotta politica, portò alla formazione, soprattutto in Italia, di un movimento non organizzato di gruppi e singoli operatori. "La metodologia più corrente nell’operatività estetica nel sociale, cioè la metodologia già più proficua di sollecitazione e azione partecipativa, è l’animazione" così affermava Enrico Crispolti, ma per far sì che ciò si verificasse era necessario instaurare un solido rapporto con le amministrazioni pubbliche, con le strutture collettive, come le fabbriche, le scuole e i quartieri urbani, e non solo, l’artista doveva rinunciare al suo ruolo di demiurgo in favore di un più partecipe e fattivo intervento in qualità di "operatore estetico"; animare, infatti, significava coinvolgere il maggior numero di persone possibili in un processo creativo intorno a temi di denuncia politica e sociale, di cui occorreva diffondere una maggior consapevolezza e, in questo processo, l’arte si trasformava in espressione ideologica.

In questa prospettiva nacquero le esperienze di "Campo urbano" a Como (1969), di "Gruppo Salerno 75", di "Volterra 73", nonché quelle di singoli operatori come Mauro Staccioli, Franco Summa, Ugo la Pietro, volendo solo citarne alcune; esperienze riproposte da Crispolti alla Biennale di Venezia del 1976, "secondo cinque salienti aspetti problematici, muovendo da un primo, quasi di cerniera, di proposte di presenza urbana conflittuale, e articolandosi quindi dal momento della riappropriazione individuale alla sollecitazione spontaneistica, all’implicazione dell’organo rappresentativo locale, fino all’ipotesi di programmazione a grande scala, di ordine statale".

Con l’aprirsi del nuovo decennio il mercato artistico non subisce, nonostante il forte clima contestatario, grandi oscillazioni; benché le nuove forme artistiche, gli happenings e le performances, nate sotto la spinta di un’ideologia anticapitalistica tendente a rifiutare il consolidato circuito espositivo, abbiano stravolto i tradizionali concetti di autenticità, irripetibilità e unicità dell’opera, tuttavia anche questa arte è stata assorbita dai vortici del mercato, ora attraverso fotografie documentative autografate e non, ora attraverso disegni progettuali.

In realtà dunque l’apparente divario creatosi tra la produzione artistica e la domanda di oggetti estetici tradizionali è stato colmato e ricondotto entro la fitta rete commerciale dell’arte.

Nel 1973 si registra una forte battuta d’arresto in tutta l’economia mondiale: i paesi dell’Opec decisero di aumentare il prezzo del petrolio del 70% e contemporaneamente diminuirono del 10% le esportazioni. La crisi petrolifera segnò la fine del lungo periodo di prosperità, del boom economico e l’inizio di un decennio di stagnazione e di diffusa disoccupazione. L’inflazione italiana rimase la più alta del mondo occidentale. La continua svalutazione della lira mantenne competitivo il prodotto italiano, ma aumentò il costo delle importazioni e i prezzi sul mercato interno divennero sempre più alti. La Banca d’Italia avviò una rigida politica deflazionistica e restrinse il credito, provocando così una grave recessione. In questo difficile clima l’Italia registrò una tendenza ad un maggior decentramento produttivo e ad un incremento dell’economia sommersa. Il mercato artistico italiano non si sottrasse a questo generalizzato andamento economico, con la conseguenza di una aggravarsi dello smercio clandestino. La situazione si sbloccò solo al termine del decennio: gli anni Ottanta segnarono un nuovo boom economico (1984-1987 boom delle borse) accompagnato da una straordinaria ripresa del mercato dell’arte contemporanea, contraddistinto da un rapido succedersi di "mode" sempre più eterogenee ed effimere, un aggiornamento convulso dei linguaggi.

Questa breve introduzione non vuole certo porsi come esaustiva ricognizione storica del mercato artistico italiano, piuttosto si è cercato in questo contesto di delineare le direttrici lungo le quali si è mossa la ricerca artistica a partire dalla fine degli anni Cinquanta, sostenuta e promossa da un sistema commerciale, a volte fortemente condizionante, strettamente interrelato agli accadimenti economici, politici, sociali del nostro paese.

Marcella Cattaneo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                   UNA REALTA' DI CONFINE

Nel corso degli anni Cinquanta la città di Torino, dominata culturalmente da un lato dalla figura di Felice Casorati, che rivestirà sino alla morte - avvenuta nel 1963 - una posizione eminente nella cultura figurativa della città e dall’altro, ma non in contrapposizione, da Luigi Carluccio, animatore di una intensa attività espositiva di respiro internazionale, guardò all’Ècole de Paris come centro propulsore delle nuove ricerche artistiche in grado di fornire forti impulsi in direzione di una ripresa dell’arte italiana su posizioni sempre più aggiornate. Questa "scelta" viene certo incoraggiata anche dalle sette esposizioni di "Pittori d’oggi Francia – Italia" che, percorrendo l’intero decennio, dal 1951 al 1961, avviano un proficuo dialogo tra i due paesi, anche se in realtà tali manifestazioni non ebbero in Francia la stessa risonanza culturale, ovvero non si trattò di una effettiva mostra scambio, eccezion fatta per l’unica presentazione, peraltro con scarsi successi, della mostra alla galleria Charpentier di Parigi nel 1960.

"Peintres d’haujourd’hui France–Italie / Pittori d’oggi Francia–Italia", rappresentò comunque una straordinaria occasione di apertura e di conoscenza; una esposizione che registrò il passaggio da una prima fase per così dire di ricostruzione, contrassegnata dalla presenza e opposizione tra la ricerca astratta e quella figurativa, sino al nuovo clima dettato dalla corrente informel.

Queste importanti manifestazioni, volute e promosse in primo luogo da Luigi Carluccio, sono testimoni anche dell’affermarsi dell’arte astratta, e più precisamente concreta, nella città torinese. Due grandi eventi costituiscono gli antecedenti della ripresa postbellica verso linguaggi non figurativi: nel 1947 si tenne alla Società Promotrice di Belle Arti la mostra "Arte italiana d’oggi – Premio Città di Torino", promossa da un comitato presieduto da Luigi Spazzapan e formato da Mattia Moreni, Umberto Mastroianni, Ettore Sottsass jr., Oscar Navarro e Piero Bargis, capace di portare dritto nel cuore della città lo scontro, ormai al suo apice, tra figurazione e astrazione, con una netta predominanza di questa ultima tendenza; altro avvenimento non trascurabile fu la "I Mostra Internazionale degli Art Club", che si tenne nel 1949 all’Unione Culturale, presentando tra gli artisti torinesi proprio quel "gruppo" che di lì a poco, figurerà tra le fila del M.A.C.: Albino Galvano, Adriano Parisot, Filippo Scroppo e Carol Rama. I primi contatti con il movimento milanese risalgono infatti al 1950 per poi divenire sempre più consistenti quando, nel 1952 viene allestita alla Saletta Gissi la mostra "Pittori concreti di Milano e Torino" e contemporaneamente, Biglione, Galvano, Parisot e Scroppo, presentandosi come una vera e propria redazione torinese, redigono il "Manifesto del Gruppo torinese del MAC", apparso sul bollettino n. 9 di "Arte Concreta": "L’attività di alcuni pittori e critici torinesi, volta a promuovere in questa città un movimento di «arte concreta» - non solo nelle espressioni propriamente plastiche, ma anche nei riflessi letterari, culturali e di pensiero – s’inizia qui in modo contenuto senza spreco di spazio e di apologie pubblicitarie. Ma non crediamo che verrà fatto ad alcuno d’interpretare questa riserva come scarsa fiducia nelle proprie buone ragioni o pigro spirito combattivo. Se il nome stesso di «arte concreta» - sorto dall’esigenza di definire un nuovo atteggiamento dello spirito in ordine non soltanto ad una negazione polemica o ad un processo di «astrazione» dal dato ottico o mnemonico – sta a significare il desiderio di rigore di chi ha rotto ogni ponte con tradizioni storicamente esaurite – per quanto gloriosa possa esserne stata altra volta la vita – per sostituire loro la ricerca d’una diretta «presentazione» di oggetti in cui si vengono obiettivando i bisogni spirituali dell’uomo, come negli strumenti del suo lavoro quotidiano si proiettano i suoi bisogni materiali: l’aderire ad un movimento di «arte concreta» non può non implicare una responsabilità liberamente assunta sul limite più impegnativo, staremmo per dire «più aggressivo» di lotta contro ogni conformismo o pigrizia intellettuale: oggi nel campo propriamente nostro, della pittura, altra volta – all’occasione in diversa applicazione estetica e pratica. Ci è estraneo il…pudore, con cui, anche recentemente in occasione di una grande mostra internazionale, alcuni artisti italiani che pur dipingono e scolpiscono utilizzando mezzi nuovi e figurativamente diretti, si sono affrettati a fare istituire dagli amici critici presentatori sottili distinzioni a dimostrare che la loro arte sembra, sì, astratta, ma astratta non è; come ci è estraneo il troppo abile gioco delle adesioni a movimenti avvallati da magari autorevolissimi consensi ufficiali" (15 novembre 1952).

Nel 1954 Biglione, Parisot e Scroppo terminano la loro esperienza nell’ambito del MAC, portata avanti dal solo Galvano, insieme a Paola Levi Montalcini e Carol Rama, sino allo sciogliersi del movimento nel 1958; nel 1954 tuttavia anche tra gli esponenti del movimento concreto si registra l’invadenza di un fare sempre più informaleggiante. Teorico e promotore sin dall’immediato dopoguerra di questa corrente è Michel Tapié, autore del celebre saggio "Un art autre – où il s’agit de nouveaux dévidages du réel" (Gavriel – Giraud et fils, Paris, 1952), personaggio che condizionò le vicende artistiche torinesi - e non solo ovviamente – grazie anche all’appoggio e la collaborazione di alcune gallerie private. I suoi primi contatti con la città piemontese risalgono alla fine del 1956 tramite lo scultore Franco Garelli e Franco Assetto e ben presto strinse una felice intesa con Luciano Pistoi, critico d’arte dell’ "Unità", i pittori Antonio Carena e Pinot Gallizio, animatore quest’ultimo del "Primo Laboratorio di esperienze immaginiste del Movimento internazionale per una Bauhaus immaginista", insieme a Piero Simondo e Asger Jorn, movimento ispirato alle teorie situazioniste.

Nel 1959 si svolge a Palazzo Granirei la mostra "Arte Nuova. Esposizione Internazionale di pittura e scultura", promossa da un comitato formato da Angelo Dragone, Luciano Pistoi, Michel Tapié e Soichi Tominaga, con l’intento di porre a confronto la cultura informale europea con quella americana e giapponese. In questa occasione vengono presentati per la prima volta nella città di Torino opere di Fautrier, Tobey, Pollock, De Kooning, Tàpies, Kline, Francis e Mathieu.

L’intensa collaborazione tra Michel Tapié e Lucinao Pistoi, direttore della galleria Notizie di orientamento prevalentemente informale, si conclude nel 1960, quando il critico francese fonda l’ICAR, l’International Center of Aesthetic Research, insieme agli architetti Luigi Moretti, Carlo Mollino e Ada Minola, che ne diviene direttrice. Nato per promuovere la diffusione in Italia delle tendenze informali, il Centro si pone sin dall’inizio come polo multidisciplinare, organizzando incontri di musica e danza contemporanea, dalle poesie "lettriste" di Isidore Isou e di Maurice Lemaître ai saggi di musica concreta curati da Alberto C. Ambesi.

La distruzione nel 1942 della sede ottocentesca – il padiglione realizzato da Guglielmo Calderini nel 1880 in occasione della IV Esposizione Internazionale di Belle Arti - della Galleria d’Arte Moderna, priva la città di Torino, per più di un decennio, di uno spazio pubblico volto a svolgere quella fondamentale funzione di informazione e aggiornamento sulle vicende artistiche contemporanee, funzione in parte assolta da alcune gallerie private: dalla "Bussola" inaugurata nel 1946 da Occhetto, Becchis e Filippi e poi passata, dal 1947 al 1955, sotto la direzione artistica di Luigi Carluccio al quale successe Giuseppe Bertasso, che indirizzò la galleria verso scelte informali, con un particolare riguardo per l’Ècole de Paris; alla già ricordata galleria Notizie di Pistoi, inaugurata nel 1957 con una mostra di Wols presso lo studio di Franco Garelli ed orientata a partire dal 1964, quando si fa assidua la collaborazione con Carla Lonzi, verso nuove ricerche artistiche ormai distanti dai dettami di Tapié; alla galleria Galatea aperta da Mario Tazzoli con l’appoggio critico di Carluccio nel 1957 e che mostra da subito una particolare predilezione per la pittura figurativa, dagli esponenti del Novecento italiano, al Surrealismo francese e all’Espressionismo tedesco, spingendosi sino ai protagonisti della Nuova figurazione.

Due sole mostre d’arte moderna sono state organizzate, nel corso degli anni Cinquanta negli angusti spazi di Palazzo Madama, sede del Museo d’Arte Antica, la retrospettiva di Chagall nel 1953 e la mostra dedicata all’Espressionismo e all’arte tedesca del XX secolo, nel 1954.

Nel 1950, a causa dell’incremento sempre più considerevole delle collezioni d’arte moderna, voluto e perseguito dal direttore Vittorio Viale, venne indetto un bando di concorso nazionale per la realizzazione della nuova sede della Galleria Civica, vinto dal progetto presentato dagli architetti Carlo Bassi e Alfredo Boschetti. Nel 1959 si inaugura così la nuova sede della Galleria d’Arte Moderna con la mostra curata da Marco Valsecchi , "Capolavori d’Arte Moderna in raccolte private". Ciò che distingue sin dalla nascita il museo torinese è quella stretta cooperazione creatasi fra privati, anche attivi nel mercato artistico, e struttura pubblica. La direzione assunta da Vittorio Viale e poi da Luigi Mallè - a partire dal 1970 questa passerà a Aldo Passoni -, ha dato vita ad una politica espositiva che non trova corrispettivi in Italia, trasformando il Museo in un luogo concepito come "cassa di risonanza" per l’arte contemporanea; una politica attenta dapprima alle espressioni europee dell’art autre, nonché ad importanti recuperi storico-artistici, con mostre quali "Aspetti del Secondo Futurismo Torinese" del 1962 a cura di Enrico Crispolti e Albino Galvano, con opere di Fillia, Diulgheroff, Oriani, Alimandi, Costa e Mino Rosso e la grande retrospettiva di "Giacomo Balla" del 1963 curata nuovamente da Enrico Crispolti e Maria Drudi Gambillo, per poi volgere sul finire del decennio, dopo importanti personali dedicate a Francis Bacon nel 1962, a Franz Kline nel 1963, a Felice Casorati e Maria Helena Vieira da Silva nel 1964, a Hans Hoffmann e a Graham Sutetherland nel 1965, a Hans Hartung, Robert Motherwell e Bram van Velde nel 1966 ed altri ancora, verso le più "mondane" correnti, con l’esposizione "New Dada e Pop Art newyorkesi" del 1969, curata da Luigi Mallé con opere di Nevelson, Rauschenberg, Johns, Oldenburg, Dine, Rosenquist, Lichtenstein, Wesselmann, Warhol e Indiana, senza negare peraltro una rinnovata attenzione nei confronti degli "astrattisti", con la grande retrospettiva dedicata a Lucio Fontana nel 1970, seguita nel 1972 da quella di Fausto Melotti e nel 1973 dalla mostra dedicata a Mauro Reggiani, sino alle ultime tendenze artistiche ancora in fieri, con "Conceptual Art, Arte Povera, Land Art" per la curatela di Germano Celant.

Negli anni Sessanta la mediazione verso le esperienze più recenti e di respiro internazionale delle ricerche visuali, passa per le figure di Gian Enzo Sperone e Remo Pastori. Nel 1962 viene inaugurata la galleria Il Punto diretta sino al 1964 da Gian Enzo Sperone, il quale indirizza da subito i propri interessi verso la Nuova Figurazione, con mostre di Recalcati, Romagnoni, Mondino, Schifano, e la Pop Art americana, presentando nel 1963 la prima personale in Italia di Roy Lichtenstein. Dopo la dipartita di Sperone nel 1964 la direzione viene assunta da Remo Pastori che prosegue gli orientamenti pop nelle declinazioni italiane ed europee, spaziando al contempo verso le ricerche aniconiche: dall’Arte Cinetica all’Optical Art sino alla Pittura Analitica; del resto in quegli stessi anni, una particolare attenzione verso le ricerche d’arte programmata viene rivolta dallo Sperimentale d’Arte di Torino, gruppo fondato nel 1963 da Giorgio Nelva e Giuliano Giuliani e al quale aderiscono, sottoscrivendone il manifesto programmatico Ragioni di una scelta, Mario Bonello e Rinaldo Nuzzolese. È tuttavia con Sperone e la sua nuova galleria in piazza Carlo Alberto che si registra una vera e propria sferzata internazionale. Fino al 1967 la sua attenzione è rivolta agli artisti pop - Robert Rauschenberg e James Rosenquist nel 1964, Andy Warhol (prima mostra personale in Italia) e Jam Dine nel 1965, Tom Wesselmann nel 1967 -, ma al contempo propone anche giovani artisti italiani: da Michelangelo Pistoletto, di cui espone nel 1964 i plexiglass, a Piero Gilardi con i suoi "Tappeti natura", per la prima volta esposti nel 1966, a Pino Pascali con la mostra "Armi" sempre nel 1966. Negli anni successivi la galleria promuove quegli artisti radunati da Germano Celant sotto l’etichetta di "Arte Povera", Merz, Zorio, Calzolari, Kounellis, Anselmo, Boetti; alcuni minimalisti - nel 1967 presenta la prima mostra in Italia di Dan Flavin, nel 1969 Carl Andre e nel 1970 Sol Le Witt, -, mostrando al contempo un forte interesse anche per i concettuali: Lawrence Weiner, Joseph Kosuth (prima mostra personale in Italia), Robert Barry nel 1969 e Douglas Huebler nel 1970 (prima mostra personale in Italia).

Un indirizzo del tutto peculiare, soprattutto se visto alla luce del ruolo dominante assunto da Sperone nel circuito internazionale del mercato artistico, contraddistingue la galleria Martano. Aperta nel 1965 da Giuliano Martano si qualifica per una attività espositiva attenta ai protagonisti dell’astrazione; si susseguono così le personali di Prampolini, Seuphor, Tancredi, Veronesi, Radice, Magnelli, Dorazio, Capogrossi, passando attraverso le ricerche di Lucio Fontana e Yves Klein. I precedenti storici vengono documentati attraverso le mostre "Natalja Gončarova e Michel Larjonov” del 1968 e “Sonia Delaunay” del 1970, mentre le nuove generazioni sono presenti con Griffa (1968), Spagnuolo (1969) e Verna (1970). Un passo importante nella rivalutazione di un movimento d’avanguardia, quale il Futurismo, è stato compiuto nel 1970 presentando, in collaborazione con il Museo Futurista Depero di Rovereto, l’antologica di "Fortunato Depero. Opere 1911 – 1930".

Con gli anni Settanta si chiude una stagione e benché nuove gallerie si affaccino sul grande mercato, l’attività non si concentrerà più a Torino. Sperone si stabilisce a Roma così come Pistoni; le gallerie Galatea e Il Punto chiudono rispettivamente nel 1975 e nel 1970, mentre la Galleria d’Arte Moderna, che ha rivestito un ruolo fondamentale nella promozione delle nascenti correnti, agli inizi degli anni Ottanta è costretta ad una chiusura forzata a causa del degrado strutturale della sede espositiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                    La Galleria d’Arte Spriano

Il Lago d’Orta la cui luce e il cui ricordo consegnarono a Friedrich Nietzsche la speranza di una possibile felicità e ad Antonio Calderara l’inciso di una vita pittorica; in questo giardino incastonato nei monti che alimentò le fantasie del giovane Rodari ha inizio il singolare cammino nel mondo dell’arte di Silvio Spriano, nato ad Omegna il 5 ottobre del 1931. Un incontro fortuito o forse inconsapevolmente ricercato, data anche la sua formazione tecnico artistica? Di certo il suo negozio di vernici, la cui attività venne avviata ad Omegna sul finire degli anni Cinquanta, costituì il luogo dove prese corpo la sua passione artistica. Proprio qui in questo spazio saturo di barattoli affastellati l’uno sull’altro, Spriano ha conosciuto Mario Tozzi e Antonio Calderara: sono stati questi due artisti ed in particolare Calderara, con il quale strinse una lunga ed intensa amicizia, ad introdurlo lungo i percorsi dell’arte contemporanea; due personaggi estremamente distanti per ricerca artistica, l’uno, Mario Tozzi, che perseguì ostinatamente una pittura metafisica, facendo delle sue figure muliebri, l’arcano di tutta una produzione artistica; l’altro, Antonio Calderara, che pur partendo da posizioni figurative, giunse ben presto ad una astrazione geometrica minimale tutta giocata sul rapporto luce-spazio.

Dall’assidua frequentazione dei due maestri, nasce in Spriano il desiderio di aprire una galleria e, dopo aver saggiato con alcune piccole esposizioni, purtroppo oggi non più documentabili, l’ambiente culturale omegnese, decide di inaugurare nel 1967 ad Omegna in via De Angeli n.33 bis (angolo via Cattaneo) l’omonima Galleria d’Arte Spriano. La mostra d’apertura ospitata "in una saletta ed in un lungo, luminoso e spazioso corridoio, è costituita da un centinaio, circa, di opere di pittori dai nomi tutt’altro che modesti: Giuseppe Ajmone, Enrico Brenna, Celestino Borotti, Mario Bucci, Fernando Calderoni, Giovanni Cappa Legora, Carlo Casanova, Franco Fizzotti, Severino Ferraris, Aldo Gavaggi, Marcello Mercadante, Edmondo Poletti, Vittorio Rosa, Fortunato Tami, Mario Tozzi e Dino Vesco".

La coraggiosa iniziativa di Spriano viene accolta con entusiasmo sia dalla città omegnese che dalla stampa regionale: "Omegna è centro di industrie, è centro di commercio e di studi, mancava alla nostra città una Galleria d’Arte…Tentativi in questo campo ne furono fatti in epoche diverse ma sempre senza una concreta realizzazione e con scarso successo. Ora le cose sono cambiate ad iniziativa di un amatore dell’arte dalla fede viva e dal cuore semplice. Silvio Spriano che si autodefinisce 'un tifoso dell’arte', ha dato vita ad una Galleria d’Arte 'Spriano' che pur nelle sue modeste (per ora) dimensioni è un piccolo gioiello".

Nei primi anni dall’avvio della attività artistica, l’interesse di Spriano si accentra su di un pittura figurativa e paesaggistica – quest’ultima peraltro ancora fortemente sentita in Piemonte proprio a seguito del durevole magistero di Antonio Fontanesi – una scelta di certo dettata dalla difficoltà di proporre nuove correnti avanguardistiche in una ricca provincia, come quella cusiana, il cui collezionismo seguiva tuttavia direttrici più "convenzionali"; così accanto ad artisti della tradizione locale come Celestino Borotti, Fernando Calderoni, Giovanni Cappa Legora, Nicola Pascarella, Carlo Casanova, Giuseppe Caramella e molti altri – di cui Spriano ne diviene sostenitore e conoscitore – già si annoverano tra i pittori legati alla giovane galleria le figure di Giuseppe Ajmone, e naturalmente di Mario Tozzi, le cui opere stanno ad indicare una precisa volontà di apertura in direzione di un’arte che cerca di affrancarsi sempre più da una tradizionale iconicità formale.

Proprio tramite Giuseppe Ajmone, originario di Carpignano Sesia in provincia di Novara, Silvio Spriano entra in contatto con il vivace ambiente artistico milanese, interessandosi agli esponenti di quel naturalismo lombardo, tra cui oltre allo stesso Ajmone, vanno ricordati Cazzaniga, Fanesi, Ferretti, Lavagnino, Morlotti ed altri, che allora facevano riferimento alla storica Galleria Bergamini.

A seguito del favorevole riscontro avuto sia dal collezionismo che dalla critica, Spriano apre nel 1971 un nuovo spazio espositivo - più adeguato alle esigenze di una vera e propria galleria d’arte - nei locali sottostanti il negozio di vernici con accesso in via Cattaneo n.16. La collettiva presentata in tale occasione è rivelatrice dei recenti contatti con il capoluogo lombardo, esponendo accanto agli artisti della galleria opere di Broggini, Cazzaniga, Dova, Guidi, Longaretti, Lavagnino, Morlotti e alcune litografie di Ajmone, Attardi, Cantatore, Cassinari, Dova, Dalì, Gentilini, Guttuso, Migneco, Sassu, Sciltian, Tozzi, Treccani, Vespignani, Zancanaro, Ziveri.

Nonostante la precisa scelta di Spriano per il figurativo, ora di ascendenza informale, ora più propriamente realista, il 1971 è stato anche l’anno in cui il giovane gallerista omegnese ha presentato una personale di Achille Perilli, Irrazionale geometrico. Si tratta della prima mostra in direzione di ciò che di lì a poco diverrà l’interesse prevalente in Spriano: l’arte astratta. Achille Perilli, è stato tra i firmatari del manifesto del gruppo romano Forma, insieme ad Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Maugeri, Sanfilippo e Turcato, in polemica con Novecento, con il neo-cubismo e con il neo-realismo. Da questo avvio tutto incentrato sulla problematica del formalismo, inteso quale mezzo e fine ultimo, Perilli si sofferma con maggior insistenza sugli aspetti cromo–figurali, avvicinandosi peraltro alle soluzioni portate avanti in quegli stessi anni dal gruppo milanese del M.A.C., con cui espone nel 1948 alla libreria Salto di Milano e poi ancora nei primi anni Cinquanta. Nel 1968 Perilli approda alla teorizzazione dell’ "irrazionale geometrico", ovvero alla formulazione di quel codice linguistico che contraddistinguerà tutta la sua ricerca artistica; codice incentrato sul dissolvimento della forma geometrica, della sua perdita di peso, della sua uscita dalla bidimensionalità. Ora, per l’artista romano, lo strumento della ricerca si è spostato in modo determinante dalla percezione sensoriale alla dimensione mnestica ed immaginativa. Si tratta, come afferma lo stesso Perilli nel saggio Teoria dell’irrazionale geometrico del 1982 di "configurare lo spazio immaginario attraverso un oggetto materiale, come aveva anticipato El Lisitskij. E che cosa è questo spazio immaginario, se non un nuovo modo di essere della struttura visiva, un più complesso apporto alla definizione delle nostre conoscenze legate non più solo all’attività dell’occhio, ma collegate ad una serie di più complesse sensazioni e diverse percezioni ?...La certezza ha ormai ceduto del tutto e si è aperta all’incertezza geometrica, al pensare una forma geometrica non più determinata dalle leggi del calcolo e dell’ottica, ma dai leggeri slittamenti, smottamenti che la memoria produce sui dati della percezione visiva".

A questa prima mostra in direzione "astratto-geometrica", seguiranno nel 1974 due altre importante esposizione, la prima, la personale di Gastone Biggi, che è stato tra i fondatori nel 1962 del Gruppo romano Uno, insieme a Nicola Carrino, Nino Frascà, Achille Pace e Giuseppe Uncini; l’altra, organizzata in collaborazione con la galleria del Naviglio di Milano e presentata da Giulio Carlo Argan: la mostra di Luigi Boille; importanti eventi poiché documentano altri versanti dell’astrattismo, l’arte programmata o meglio gestaltica, secondo la definizione di Argan, da un lato e il suo aspetto più propriamente lirico, dall’altro. Gastone Biggi lavora su minime relazioni proporzionali, determinate da uno schema fisso definito graficamente che interagisce con la cromia del dipinto, costituita, quest’ultima, ora da leggere mutazioni tonali, ora da un differente grado di densità o rarefazione visiva, che va a modificare la struttura di ogni singola opera. "La ricerca di Biggi verte sulle strutture variabili o sulla variabilità della struttura, proponendosi di dimostrare che la struttura non è affatto un assoluto, una sorta di entità metafisica, oltre la quale non si può andare, è invece un processo di strutturazione, che avviene nel corso di quello che Arnheim chiama il pensiero visivo. Un pensiero che nel suo svolgersi manifesta visivamente le proprie fondamentali simmetrie".

Lugi Boille indaga lo spazio pittorico attraverso una precisa sigla ad andamento sinuoso con cui intesse l’intera superficie. Una arabesco segnico in cui si attua la sublimazione della materia, che passa dalla inerzia del colore alla vibrazione della luce. Le sue superfici divengono così impulsi energetici.

Nella prima metà degli anni Settanta si va dunque precisando in Spriano l’interesse per la pittura aniconica – con una particolare attenzione per l’ambiente romano -, senza tuttavia tralasciare le tendenze d’ambito figurativo, come la Nuova Figurazione, recuperando così i due aspetti peculiari della ricerca artistica propria degli anni Sessanta, l’uno indotto dalle nuove conquiste scie